Belluno resta senza la pista di pattinaggio sul ghiaccio

BELLUNO. Sembra un paradosso, ma Belluno, capoluogo di una provincia interamente montana, non ha una pista di pattinaggio sul ghiaccio. Quella di Lambioi è ormai un ricordo, e da una ventina di giorni è stata rimossa anche la pista in ghiaccio sintetico che si trovava nel cortile dell'ex caserma Tasso. È durata meno di due anni, e, a dirla tutta, non è mai decollata. L'avevano installata la Ghiaccio club Lambioi, associazione sportiva attiva fin dai tempi in cui a Belluno c'era il palaghiaccio, e l'istituto Leonardo Da Vinci, che avevano scelto il cortile della Tasso sia per recuperare uno spazio dismesso che per la sua posizione centrale. Recentemente, però, sono sorti problemi di agibilità, perché i palazzi che circondano lo spiazzo sono vecchi, e i tetti non sono in buone condizioni. «E poi quell'area è del Demanio, e non ha più voluto lasciarcela», segnala il direttore del Dal Vinci Livio De Prà. Uno degli edifici che racchiude il cortile, infatti, dovrebbe trasformarsi nel nuovo magazzino per la protezione civile dell'Ana, che si è appena trasferita nella sede di via Tissi. A un passo dal cancello d'ingresso del famoso cortile.
Nei mesi scorsi i promotori hanno cercato un altro spazio, contattando il Comune per verificare quali disponibilità ci fossero. E l'amministrazione ne ha offerte diverse: «C'era l'area di Lambioi, dove ci sono anche gli altri impianti sportivi, era possibile metterla al parco di Cavarzano. La soluzione migliore, alla fine, ci è sembrata quella del parco Città di Bologna, sotto gli alberi che confinano con la ex caserma», spiega il sindaco Massaro. «Eravamo anche d'accordo di sistemare noi il terreno e di potare le piante».
Se non si è trovato l'accordo è perché il Comune chiedeva il pagamento dell'uso del suolo pubblico, trattandosi di un'attività economica (per pattinare si doveva pagare un biglietto), e Ghiaccio club Lambioi e Da Vinci non hanno accettato. «Da una parte è una richiesta legittima, ma non avremmo potuto permettercelo», continua Livio De Prà. «L'attività è sempre stata molto ridotta, a Belluno il giro di gente che pattina è relativo. Non potevamo pagare la cifra richiesta». (a.f.)
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