«Belluno per noi è prioritaria la politica non si chiami fuori»

BELLUNO. «Belluno è ridotta al supplizio di San Sebastiano rispetto a tutte le altre province venete: non è comparabile altrove il livello di dissoluzione al quale deve far fronte in questa...

BELLUNO. «Belluno è ridotta al supplizio di San Sebastiano rispetto a tutte le altre province venete: non è comparabile altrove il livello di dissoluzione al quale deve far fronte in questa provincia la polizia di Stato. E il pericolo che cambi l’isola felice di cui si parla nelle cronache, è plausibile, se non ci sono uomini sul territorio a fare prevenzione».

Silvano Filippi, segretario regionale del Siulp non le manda a dire. Il sindacato, tra i vari problemi esistenti sul tappeto nelle altre realtà venete, ha chiesto soluzioni in primis per lo stato bellunese. «Potremmo risparmiare almeno 350 mila euro all’anno senza pagare più l’affitto per cinque sedi diverse e dando un po’ di personale in più, che oggi deve essere reperito con le acrobazie per scorte o servizi. La coperta corta, infatti, fa sì che, se dai da una parte, scopri l’altra: sul territorio con le pattuglie, per esempio».

«Questa è una realtà ormai in ginocchio. Chiediamo che gli sforzi del ministero siano convogliati qui. È una questione di controllo del territorio: oggi abbiamo relazioni della Distrettuale antimafia che mettono in guardia da infiltrazioni della criminalità nelle zone dove si vive tranquilli. È qui che vengono a investire: nelle indagini Belluno non figura, ma il pericolo esiste: quando le banche stringono i cordoni, chi ha denaro “investe” e drena come una tenia. Ci sono organizzazioni che creano finanziarie e poi si attaccano alle aziende» soffocandole».

«Quella della polizia è una esigenza che deve essere sentita anche dalle istituzioni locali», puntualizza il segretario generale Felice Romano. «Prefetto, sindaci e Provincia non possono trattare questo problema come qualcosa che non appartiene loro. Per questo abbiamo sollecitato la politica bellunese: dobbiamo preservare una situazione di tranquillità. Oggi non c’è territorio immune da infiltrazioni mafiose». (cri.co.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi