Belluno: nasce l'associazione per la Gabelli

Il gruppo di cittadini vuole salvare il patrimonio storico e architettonico della scuola
BELLUNO. Dare all'amministrazione comunale la legittimità di considerare il recupero della Gabelli una priorità. E' questa la finalità principale, ma non solo, della nascente "Associazione di cittadini per il recupero della Gabelli", che vuole essere una realtà culturale aperta alla città, luogo di studio e di confronto, slancio per la realizzazione del museo della scuola e molto altro ancora. La Gabelli infatti non è solo una scuola elementare. O meglio non lo era, perché dal 29 maggio 2009, giorno del crollo, l'edificio è dichiarato inagibile, chiuso e almeno all'apparenza in stato di abbandono. Il destino di un edificio modello - con 75 anni di vita, ma realizzato secondo tecniche architettoniche e pedagogiche tra le più evolute e moderne - non si conosce. Il Comitato per la ricostruzione non vede il sindaco Antonio Prade dal maggio scorso e non si sa nulla nè dei lavori previsti, nè dell'eventuale progetto di ristrutturazione, nè dei soldi necessari. Ma l'Associazione è altro, è cosa diversa dal Comitato che è formato solo dai diretti interessati cioè i genitori e la direzione didattica. Nell'Assocazione ci sono ex scolari, professionisti del mondo dell'educazione, progettisti, storici locali e anche semplici cittadini bellunesi che ricordano i fasti di un edificio che, appunto, non era solo una scuola. Fuori un grande giardino, con giochi, orto botanico didattico e orto vero e proprio per mostrare ai bambini come è fatto un pruno, ma anche come cresce una melanzana. Dentro biblioteca, archivio storico, laboratori, aule didattiche e perfino una piscina, bellissima, abbandonata da decenni eppure per anni unica piscina della città, luogo dove molti bellunesi hanno imparato a nuotare. La scuola elementare Gabelli è un patrimonio storico, architettonico e culturale del capoluogo che l'Associazione non vuole perdere, pur essendo consapevole delle difficoltà esistenti in questo momento. Per dare un'idea di quello che si intende, l'associazione ha scritto una bozza di statuto, che si apre con le parole di Pierina Boranga, educatrice bellunese vissuta per quasi cent'anni con un'idea della didattica e della scuola stessa addirittura più progressista di quella attuale. «E' ora di finirla con la costruzione di edifici scolastici che sembrano caserme», scriveva la Boranga, ma oggi chi l'ascolterebbe più: «Desidero una scuola che abbia della villa di campagna... Niente ingressi fastosi, niente colonnati che metterebbero soggezione al fanciullo, ma finestre larghe e basse dalle quali egli possa vedere comodamente il prato e gli uccelli. Vorrei molta luce e tanta aria, colori allegri e ridenti, accorgimenti che permettono di pulire bene e rapidamente...». La Gabelli era così, esempio più unico che raro di scuola costruita a misura di bambino e poi di insegnanti, di genitori e di bidelli. Ecco perché l'Associazione promuove il recupero del patrimonio educativo, storico e architettonico dell'elementare e vuole riportarne in vita la memoria tra la cittadinanza bellunese. Il gruppo intende quindi promuovere iniziative culturali, incontri, conferenze, pubblicazioni, studi. Tra questi anche un approfondimento sul progetto che portò alla costruzione di quell'edificio, ancora attuale. Ci sono poi la volontà di inventariare e conservare gli archivi presenti nello stabile e di realizzare il museo della scuola, idea già ventilata anni fa. Per permettere tutto questo si prevede la costituzione di un Comitato scientifico, ma ci sarà anche un gruppo incaricato di tenere i rapporti con le istituzioni, allo scopo di fare pressing affinché il recupero funzionale della scuola non esca dai programmi dell'amministrazione comunale e degli enti che potrebbero contribuire al suo restauro statico e architettonico. Un'impresa non semplice, ma l'associazione è convinta di farcela.

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