Belluno, donna rischia di morire di famee di sete lungo le rive del Piave

La lunga fuga da casa e da sè stessa di Sylvie H. è terminata sabato a Belluno, dopo 5 anni.
A trovarla e a salvarle la vita sono stati gli uomini del Corpo forestale di Mussoi
BELLUNO.
Forse aveva deciso di terminare la sua lunga fuga da casa e dal suo passato lasciandosi morire dentro una tenda, montata sul greto del Piave, in zona Col di Salce. Oppure a bloccarla era stata la vergogna di chiedere semplicemente aiuto a gente straniera che non poteva coprendere la sua storia e il suo dolore. Di certo c’è che la lunga fuga da casa e da sè stessa di Sylvie H. è terminata sabato a Belluno, dopo 5 anni.

A trovarla e a salvarle la vita sono stati gli uomini del Corpo forestale di Mussoi. Sabato pomeriggio hanno ricevuto la segnalazione di una tenda sospetta in riva al Piave. Ed è subito scattato il controllo. A vederla dall’esterno nessuno avrebbe mai immaginato di trovarvi qualcuno dentro. Non c’erano segni di vita attorno. E, invece, esanime, disidratata e debolissima (non mangiava da 10 giorni) è stata trovata una donna. Le sue condizioni erano gravissime e, lo confermano al “San Martino”, la paziente non sarebbe resistita più di qualche ora ancora.

La storia della donna salvata dai Forestali nel greto del Piave è venuta a galla soltanto nelle ore successive al suo ricovero, quando è stata dichiarata fuori pericolo. Da cinque anni, Sylvie H., una cittadina francese di 46 anni, era in fuga da casa e da sè stessa. Problemi sentimentali e disaccordi coi familiari l’avevano indotta un giorno a prendere la sua automobile e a lasciare la Francia del Nord senza dire nulla a nessuno. Mentre i familiari ne denunciavano la scomparsa e la cercavano coi soliti disperati appelli ai mass-media, lei girovagava per l’Europa, vivendo di espedienti. Finché il destino ha voluto che un paio di settimane fa la sua auto si bloccasse proprio mentre passava per Belluno. Lei, allora, ha lasciato la sua macchina a bordo di una strada, ha preso tenda e zaino e si è accampata in riva al fiume.

Da sabato, Sylvie H. si trova ricoverata nel reparto di Medicina al quarto piano dell’ospedale “San Martino”. Mangia parecchio dopo che le forze dell’ordine, tramite la polizia di frontiera di Ventimiglia, l’hanno rimessa in contatto con la sorella. «Era felice di aver ripreso quel legame spezzato con la sua famiglia», dice qualcuno che l’ha vista. «Sembrava rinata». In riva al Piave, quando tutto stava per finire, è forse iniziata la seconda vita di Sylvie H..

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