Belluno. Dal gelato allo zafferano, il sogno di Pierina è realtà

BELLUNO. Non c’è un’età giusta per diventare custodi del territorio, anche perché può accadere in momenti del tutto inaspettati. Pierina Giacomel, ad esempio, lo ha scoperto a 54 anni, quando nel 2015, tornata da ben 29 anni di stagioni da gelatiera a Braunschweig, in Germania, sempre condivisi con il marito Pietro De Pellegrin, ha sentito che era arrivato il momento di cambiare e fare qualcosa per la sua terra, lo Zoldano.
Da quanto tempo ha la passione per la terra?
«Da sempre, anche se la considero perlopiù una cosa mia, visto che i miei genitori hanno fatto soltanto i gelatieri. Ho iniziato ad appassionarmi di autoproduzione, preparando le confetture per arricchire i nostri gelati, visto che lavoravamo in una città con una ventina di concorrenti e il nostro negozio si trovava un po’ in periferia. A quel punto abbiamo deciso di puntare su un prodotto il più possibile naturale, acquistando solo materie prime dal mercato locale».
Come si è avvicinata a questo mondo?
«In Germania ho seguito corsi sulla coltivazione della terra e le fasi lunari, tornati a vivere nel Bellunese ne ho cercati molti anche se sono perlopiù lontani da qui, tranne qualcosa che il Gal ha organizzato anche in Val di Zoldo. Siamo partiti da zero, da autodidatti su terreni di famiglia più altri confinanti, che ci sono stati concessi volentieri dai proprietari. In tutto abbiamo circa 900 metri quadrati a disposizione, che però abbiamo dovuto recintare interamente per il problema dei cervi, peggiorato molto negli ultimi due anni».
Lei però non fa soltanto l’agricoltrice...
«Purtroppo no, perché non permette di mantenermi, nonostante il guadagno emotivo sia ricchissimo. Lavoro per la Silcon Plastic, un’azienda zoldana che fa minuteria per occhiali e che mi ha permesso di lavorare da casa per poter tenere in piedi anche la mia azienda agricola, altrimenti non ce l’avrei mai fatta. Di questo sono molto riconoscente, sento che è stato capito il valore della mia scelta, tanto che i miei prodotti sono stati inseriti negli ultimi cesti di natale per i dipendenti e questo mi ha dato una soddisfazione doppia. I titolari sono persone umane, in tutti i sensi».
Anche il nome scelto per l’azienda parla di lei. “Grif del diaol” sarebbe l’“artiglio del diavolo” o raponzolo, un fiore che cresce sulle rocce e combatte sempre, che non ha paura di niente.
«Ho sempre pensato mi rappresentasse anche perché ho iniziato la mia attività a una certa età, senza conoscenze specifiche né incentivi. Ma ho voluto comunque seguire il mio istinto e andare avanti, nonostante le difficoltà. Io e mio marito ci diamo forza a vicenda, le nostre figlie ci aiutano al bisogno, ma siamo quasi sempre soli. Pietro mi ricorda spesso che non è la sua passione principale, ma lo fa perché sa che io amo fortemente questo lavoro, anche perché è libero, senza obblighi né vincoli».
Il suo pezzo forte?
«Lo zafferano, anche se ne produciamo piccole quantità. Il consorzio Zafferano Dolomiti mi aveva proposto di aderire, però per me era troppo scomodo portare i pistilli a Sedico per farli insacchettare, visto che abbiamo qui il nostro laboratorio. Se mi dessero la possibilità di farne parte anche da quassù, entrerei più che volentieri. Qualche ristorante me l’ha chiesto, però facciamo quantità talmente modeste che ho potuto venderne soltanto per una cena a tema, altrimenti non ne avrei avuto per farlo provare a tutti. Più avanti spero di poter soddisfare maggiormente le richieste della mia clientela».
Qual è la soddisfazione più grande?
«Quando la mattina sono nel campo da sola, senza nessun rumore attorno e vedo nascere lo zafferano. È l’emozione più grande. Le montagne mi mancavano moltissimo, così come la terra, l’aria aperta, tutte passioni che stiamo cercando di trasmettere anche ai nostri nipoti».
Come è entrata a far parte del progetto DDolomiti?
«Sono state le ideatrici a propormi di aderire e ho accettato subito di buon grado, vista la serietà e la passione che ci mettono. Iniziative come questa sono importanti perché siamo perlopiù piccoli e invisibili ed è fondamentale metterci in rete per farci conoscere. Noi siamo partiti in sordina, ma loro hanno iniziato a cercarci e questo ci ha reso davvero molto contenti».
Lei fa anche parte della prima edizione della guida “Custodi del territorio”.
«Sì, siamo anche nella versione digitale pubblicata nel 2018. Sono molto grata di tutto questo, perché ci ha dato un’ottima mano in termini di visibilità, visto che siamo stati contattati diverse volte per spedire i nostri prodotti anche fuori provincia. Tra poco incontrerò il titolare di una creperia a Venezia che vorrebbe utilizzare i nostri prodotti. Una bella soddisfazione». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi