Belluno, Da Rold festeggia i dieci anni alla “Sorbettiera”, nel gelato i prodotti del territorio

Dietro il bancone la giovane Carolina: «Il gusto della prossima estate sarà l’opunzia»

Fabrizio Ruffini

BELLUNO. La Sorbettiera, con la sua gestione legata a doppio giro con l’azienda agricola della famiglia Da Rold e la latteria di Tisoi, compie dieci anni, un primo traguardo importante per chi ha rilanciato una delle gelaterie più amate della città.

Come e quando la famiglia Da Rold entra nel mondo del gelato?

«La nostra gestione è partita il 12 aprile 2012, dopo che, quasi per scherzo, avevamo ragionato con il precedente gestore sulla possibilità di rilevare la sua attività che stava pensando di chiudere definitivamente», ricorda Carolina Da Rold, la giovane imprenditrice che oggi guida l’azienda, «sono cresciuta con il gelato della Sorbettiera e non potevo accettare che non esistesse più. È stato lui, sapendo della nostra azienda agricola, a proporci di realizzare un gelato tutto nostro e mio papà ha preso la palla al balzo e ha deciso di diversificare l’attività di famiglia».

Una scommessa che dopo questi primi dieci anni di attività si può dire vinta.

«Quando abbiamo cominciato non sapevamo nemmeno come si facesse il gelato. È stato grazie al “passaggio di consegne” dalla vecchia gestione e all’impegno che ci abbiamo messo per imparare tutti i segreti del mestiere che siamo arrivati a offrire un prodotto valido e apprezzato. Ci abbiamo messo grande dedizione e umiltà nell’apprendere questo lavoro nuovo per noi e penso che questa nostra voglia di imparare sia stata il fattore che ci ha permesso di mantenere la fiducia dei vecchi clienti della gelateria e di guadagnare quella dei nuovi».

E il Covid? Quanto ha inciso negativamente in questo processo di crescita?

«Le difficoltà non sono mancate, ma devo dire che anche durante il Covid abbiamo resistito bene, attivando l’asporto e cercando di mantenere vivi i contatti con la clientela. Fortunatamente il riscontro è stato ottimo da parte dei clienti».

Cavallo di battaglia della vostra gelateria è l’“agrigelato”, prodotto con materie prime locali o provenienti da piccole realtà italiane, ci sono delle novità per quest’anno?

«Mi piacerebbe ampliare la produzione dei semifreddi, ma anche la scelta di gusti e per questo abbiamo investito in un nuovo macchinario. Non è facile trovare il tempo per sperimentare nuove ricette, ma a breve proporremo il nuovo gusto all’opunzia, un particolare fico d’india fucsia coltivato in una piccola realtà del Sud. Ci piace collaborare con i produttori che, come noi, si impegnano per mandare avanti aziende piccoline, ma di grande qualità».

La forza della famiglia Da Rold deriva dal lavoro di squadra. Tutti, infatti, si sono specializzati in un settore particolare e insieme offrono un ventaglio di prodotti e di servizi molto interessante…

«Mio zio Gabriele è stato il primo a interessarsi del gelato, perché ha da sempre una grande passione per l’alimentazione e per la trasformazione dei prodotti ed è grazie a lui che anche io ho imparato questo mestiere. Assieme a me in gelateria c’è mia mamma e qualche volta mio fratello. Mio papà, invece, segue soprattutto l’allevamento, la trasformazione delle carni e la parte amministrativa. Inoltre abbiamo il caseificio, con il nostro casaro e i nostri importantissimi collaboratori».

E la latteria di Tisoi?

«Siamo diventati soci della storica latteria di Tisoi, nata verso la fine del 1800, agli inizi del 2000. Ad oggi l’attività è ancora una società cooperativa, anche se nei fatti al momento siamo gli unici soci e cerchiamo di mandarla avanti nel rispetto della tradizione e offrendo dei prodotti che rappresentano la qualità delle nostre produzioni e del nostro territorio».

Lei, come suo fratello, fa parte di una generazione molto giovane di imprenditori, quali sono oggi le sfide maggiori per dei giovani che vogliono lanciarsi nel mondo dell’impresa legata al territorio?

«Secondo me la cosa più importante per un giovane oggi è saper ascoltare il territorio e capire quali siano le esigenze del momento. Sostenibilità è una parola molto di moda oggi, ma è fondamentale se si vogliono affrontare le sfide del presente. Chi si dedica a un’attività tradizionale come un’azienda agricola deve sapersi mettere in discussione e abbandonare l’idea che il mestiere vada fatto in un certo modo solo perché ci è stato trasmesso così da chi è venuto prima. Ci sono delle esigenze a livello globale che richiedono per forza un’evoluzione; la grande sfida, quindi, è quella di evolversi senza perdere la propria identità e la propria unicità».Fabrizio Ruffini

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