Belluno ospiterà il primo centro nazionale per lo sport paralimpico e la ricerca

Nasce a Belluno il primo centro italiano per l’avviamento allo sport e la ricerca sugli atleti con disabilità. Pronto il protocollo fra Comune, Ulss 1, Università di Padova e Azienda ospedaliera patavina per sviluppare il progetto

Alessia Forzin
Sci alpino paralimpico
Sci alpino paralimpico

Il primo centro nazionale di ricerca e avviamento allo sport per persone con disabilità sarà a Belluno. Prende forma l’ambizioso progetto della giunta De Pellegrin, che ha coinvolto l’Ulss 1 Dolomiti, l’Università di Padova e l’Azienda ospedaliera universitaria di Padova arrivando a definire un protocollo che disciplina i compiti dei vari soggetti coinvolti e cardini del progetto.

C’è anche il sostegno della Regione Veneto al progetto, che si muove nel solco del percorso che porterà alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026 e che mira a sviluppare studi sugli atleti paralimpici in un centro di ricerca unico in Italia, che vedrebbe il capoluogo assoluto protagonista.

Partendo dalla premessa che lo sport è un importante fattore di promozione sociale, salute, benessere e inclusione sociale, si punta da un lato a coinvolgere la popolazione, sensibilizzandola sul tema (partendo dai più giovani, e quindi dalle scuole), dall’altro a coinvolgere la comunità medica per sviluppare percorsi scientifico-sanitari di eccellenza per accompagnare all’attività sportiva le persone con disabilità.

L’obiettivo finale è lo sviluppo di una rete regionale di avviamento allo sport della persona disabile, che converga sul centro di ricerca e clinica del bellunese.

In questo centro, si legge nelle schede progettuali, saranno svolte valutazioni cliniche all’avanguardia con un approccio innovativo alla ricerca. Le attività scientifiche saranno condotte da personale dell’Università di Padova, coinvolgendo un team di ricercatori (medici, ingegneri, psicologi, fisioterapisti, neurofisiologi) e tecnici sportivi dell’Ateneo patavino. I progetti di ricerca permetteranno di studiare i meccanismi muscolo-scheletrici biomeccanici e neurocognitivi coinvolti nel gesto motorio dell’atleta paralimpico.

Verranno studiati ad esempio il funzionamento della muscolatura della spalla negli atleti che praticano curling e para-ice hockey, i meccanismi di compenso dell’equilibrio nello sci. In questi progetti saranno coinvolti atleti disabili e non, per permettere ai ricercatori di capire come si comporta il corpo dell’atleta quando deve fare i conti con la disabilità e, nel caso dello sci, anche di studiare percorsi di allenamento specifici.

Sono previste poi attività divulgative per la popolazione (un incontro per promuovere l’inclusione e la partecipazione nello sport paralimpico, riunendo e supportando le associazioni sportive paralimpiche locali, incontri nelle scuole, diffusione di contenuti educativi sui social media) e Summer-Winter School aperte a medici specializzandi in medicina riabilitativa e non solo, interessati al settore dell’avviamento allo sport paralimpico.

Il protocollo fra gli enti durerà tre anni, ma l’obiettivo è avviare le attività in tempo per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. E di proseguirle poi, perché non si vuole certo che un progetto di simile portata si esaurisca in pochi mesi. L’obiettivo infatti è dare continuità al progetto, nel solco di quella legacy olimpica che mira a far vivere l’evento oltre la sua stretta durata temporale.

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