«Basta terrore»: in cinquecento nel cuore di Belluno per il “No paura day”

BELLUNO
Rabbia, sconforto, frustrazione e un forte istinto alla ribellione. C’erano davvero le anime e gli animi più disparati fra le circa cinquecento persone (la maggior parte senza mascherina e accalcate nel cuore della piazza), che ieri pomeriggio si erano date appuntamento nel cuore del capoluogo. Numerose le persone provenienti da fuori provincia. Erano là per partecipare al primo “No paura day” del Bellunese, la mobilitazione lanciata 18 sabati fa a Cesena che sta riempiendo le piazze di mezza Italia.
Organizzatori e relatori sono riusciti a vincere l’imbarazzo del microfono anche grazie alle acclamazioni e agli incitamenti del pubblico, tutto a favore. In mezzo sventolavano cartelli coi messaggi più disparati contro i soliti bersagli: la mala informazione, la dittatura mediatica, l’ipnosi collettiva e le armi di “distrazione di massa”.
Tutti concetti che sono stati snocciolati dalla sociologa Manuela Zorzi: «Il distanziamento sociale è ben diverso dall’isolamento», ha sottolineato tra gli applausi, «instillano odio e sospetto attraverso il terrore, ma come è potuto accadere? Ricordiamo che il controllo sociale è scienza e il fattore emotivo vince su quello razionale. Informatevi, amici bolliti», citando il principio della rana nella pentola del linguista Noam Chomsky secondo cui l’uomo si adatta a situazioni deleterie senza reagire, se non quando ormai è troppo tardi.
A lato del palchetto anche un manipolo di venetisti, stando almeno alle bandiere della Serenissima, che sono state fatte sventolare per buona parte dell’orazione. Una manifestazione definita però apartitica anche sul volantino e che si è proclamata al di fuori di ogni possibile etichetta, anche se inevitabilmente a quell’invito a non avere paura hanno risposto le pance più diverse, tanto che alla fine, tra un “vergogna” e un “libertà” gridati a furor di popolo, erano più le mascherine giù che quelle ben saldate sul naso.
«Non siamo no vax, no mask, complottisti o negazionisti», ha sottolineato il cadorino Matteo Gracis, «i veri negazionisti sono quelli che negano le anomalie nella narrazione di questa pandemia». E rilancia una provocazione già affidata alla sua ultima rassegna stampa social: «Istituiamo anche la giornata nazionale per le vittime del lockdown, perché i danni non li sta facendo soltanto il virus, ma anche la sua mala gestione».
E di mala gestione si è occupato l’avvocato Andrea Colle, che ha rappresentato di fronte al tribunale di Belluno la posizione dei dieci operatori sanitari che sono stati sospesi dal lavoro per aver rifiutato di vaccinarsi contro la Covid-19. «Hanno rischiato la loro vita per un anno e improvvisamente sono diventati “inidonei”», ha denunciato il togato, «quando hanno avuto il coraggio e la coerenza di opporsi a una decisione imposta abrogando ogni principio costituzionale», visto che «continuano a dire che il vaccino tutela soltanto chi se lo fa, ma allora se io non voglio immunizzarmi non posso essere sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio».
Al suo fianco la collega Stefania Fumaro che ha ricordato come «il decreto che prevede l’obbligo vaccinale è provvisorio finché il parlamento non lo converte in legge, e visti gli elementi di anticostituzionalità, dubito che resterà in vigore ancora per molto». Staremo a vedere. —
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