Barone condannato per lo skipass

Rudatis ha preso due anni e sei mesi per tentata estorsione. Presenterà appello

ALLEGHE. «Uno skipass gratis, sennò spacco gli impianti». Giuseppe Rudatis, il Barone delle Dolomiti, è stato condannato dal giudice Coniglio a due anni, sei mesi e 600 euro di multa per tentata estorsione. Il pubblico ministero Rossi aveva chiesto cinque anni e 2mila euro di multa. Di fronte alla condanna, il difensore Dolif presenterà appello.

Passeranno tre mesi per le motivazioni. In anticipo sulla sentenza di primo grado, Rudatis aveva reso dichiarazioni spontanee: «Avevo lavorato per Alleghe Funivie nel soccorso piste e ho solo chiesto di tornare al lavoro, dopo un periodo dedicato alle cure mediche. Avevo semplicemente bisogno di lavorare».

L’udienza si era aperta con la deposizione della parte offesa Cristian Moretti, la cui ricostruzione era stata del tutto diversa: Rudatis voleva uno skipass gratuito, altrimenti avrebbe provocato dei danni agli impianti di risalita. Personalmente il socio e dipendente della società di gestione non si era spaventato, ma preoccupato sì per quello che sarebbe potuto succedere. Una volta finita la stagione, ha ritirato la querela. Ha raccontato che non aveva mai visto regalare uno skipass addirittura stagionale per il Civetta a un privato, tanto meno per l’intero Dolomiti Superski.

Il presidente di Alleghe Funivie, Sergio Pra, aveva già avuto qualche problema con l’imputato e ha caldeggiato l’iniziativa di Moretti: «Mi sono sentito in dovere di salvaguardare le strutture da ogni rischio». Quanto al medico di base di Rudatis, ha soltanto accennato ad alcuni problemi, di cui soffriva l’assistito all’epoca, senza violare troppo il segreto professionale.

I fatti sono del 2010. Secondo la ricostruzione della procura della Repubblica, Rudatis si è presentato negli uffici di Alleghe Funivie ma non per comprare una tessera stagionale necessaria a salire sulle piste e sciare, come fanno tutti gli appassionati della neve. Ha chiamato in disparte Cristian Moretti, minacciandolo apertamente: «Il 24 voi non aprite l’impianto, perché vi buco le gomme a monte e a valle della cabinovia, non ho nulla da perdere, se non mi dai uno stagionale Superski».

Il tono minaccioso è stato confermato dalla frase finale, ma probabilmente lo si era già capito in precedenza, a quattro giorni dall’inizio della stagione, sotto il Civetta: «Non sto scherzando». La condanna è una cosa molto seria.

Gigi Sosso

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