Bambini caduti dalle seggiovie «Ci sono soluzioni, applicatele»

Un gruppo di genitori si sta mobilitando dopo gli incidenti avvenuti sugli impianti Tre casi in provincia di Belluno nell’ultimo mese, da Auronzo alla Val di Zoldo

belluno. Tre casi in un mese di bambini o ragazzini caduti dagli impianti di risalita. E solo in provincia di Belluno. Ma altri casi si sono verificati nel corso di questo inverno in altre località sciistiche italiane.

i casi

È accaduto in Trentino dove un medico trevigiano ha tenuto in modo rocambolesco un bambino di sei anni che stava per precipitare. Un’altra bambina di sei anni caduta dalla seggiovia a Sestola, che si è salvata grazie alla neve fresca. E poi il caso del monte Agudo, dove un piccolo sciatore di 8 anni che gareggia per una società di Cortina è caduto da otto metri, salvandosi grazie allo zaino e al casco ma finito all’ospedale in gravi condizioni. Fino ad arrivare all’altro ieri, due episodi distinti in valle di Zoldo, a Pecol e a Zoldo: un ragazzo di 14 anni e una bambina di otto sono finiti a terra da diversi metri di altezza, feriti ma non in gravi condizioni.

E se si va indietro nel tempo, si scopre che nella sola Provincia di Bolzano sono stati rilevati 47 casi di bambini caduti nell’arco di 12 anni.

È di pochi giorni fa una lettera aperta inviata ai media da un gruppo di genitori appassionati di montagna in cui si affronta appunto il tema della sicurezza dei bambini in seggiovia.

bambini sicuri

Marco Traversi, manager torinese e padre di due bambini ha creato un blog ed un gruppo facebook aperto “Bambini sicuri in seggiovia” che riunisce 450 genitori appassionati di sci e di montagna che vogliono sensibilizzare i Comuni, le amministrazioni pubbliche e i gestori degli impianti a fune sul tema della sicurezza dei bambini.

«Esistono sul mercato delle soluzioni anticaduta già utilizzate in tutto il mondo – chiamate Safety Kid – costituite da piccole sbarre perpendicolari al seggiolino che separano le gambette dei mini – sciatori evitando che si sfilino dal basso. Ma la legislazione italiana non prevede l’obbligo di questi dispositivi».

la legge

Cosa prevede la legge? C’è un decreto ministeriale dell’11 maggio 2017 varato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che regola il settore: i minori alti meno di 125 centimetri e che hanno meno di otto anni devono essere accompagnati da un adulto. Almeno un maggiorenne deve essere sul seggiolino e il controllo è affidato al personale dell’impianto. Spiega ancora Trovesi: «Da quando i miei figli hanno iniziato a sciare, alla tenera età di 3 anni, ho sempre vissuto con apprensione il momento della risalita in seggiovia poiché loro, come tutti i piccoli sciatori, hanno fisicamente la possibilità di cadere dalla seduta scivolando nello spazio che rimane fra essa e la barra di sicurezza. Mi sono pertanto posto, in primis come padre, la questione della sicurezza dei bambini in seggiovia».

«Sono poche le seggiovie dell’arco alpino che hanno adottato accorgimenti anticaduta. Nella parte italiana della Via Lattea, non esistono, almeno per ora. Eppure al Monginevro e a Serre Chevalier tutti gli impianti di risalita ne sono dotati: una semplice paletta di plastica che scende giù al momento di abbassare la sbarra e rende impossibile la caduta accidentale per i più piccoli. I genitori dei piccoli sciatori si chiedono perché, in Italia, si fatichi ancora ad avere l’obbligo di questi dispositivi, semplici ed economici».

gli investimenti

Ovviamente il livello di investimento dipende dal numero di sistemi da installare. Il singolo sistema ha un costo di poche decine di euro che, se installato in un intero comprensorio, potrebbe rappresentare un investimento ingente. Tuttavia non tutti gli impianti trasportano bimbi piccoli. Inoltre non tutte le sedute dovrebbero averli: se ne potrebbe dotare una sì ed una no, considerando ad esempio che una scuola di sci ha mediamente 8 bambini allievi da portare a monte delle piste.

L’investimento potrebbe arrivare ad un ordine di grandezza delle decine di migliaia di euro. «Tanto o poco non spetta a me dirlo – afferma Trovesi – ma posso constatare che è certamente confrontabile con gli investimenti che annualmente gli imprenditori dei nostri comprensori fanno e che ci rendono noti al momento delle conferenze stampa di presentazione della nuova stagione sciistica». —



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