Bagnanti in difficoltà soccorsi nel Piave da due giovani

Li hanno visti in acqua, in difficoltà, e non ci hanno pensato un momento: si sono tuffati nel Piave salvando una donna e un bambino dall’annegamento

PONTE NELLE ALPI. Li hanno visti in acqua, in difficoltà, e non ci hanno pensato un momento: si sono tuffati nel Piave salvando un bambino e una donna dall’annegamento. Robson Fernandes, 32 anni, e Bruno Santiago, 26 anni, si trovavano con le loro famiglie sul greto del fiume a Ponte nelle Alpi, all’altezza del ponte, per cercare refrigerio in un torrido sabato pomeriggio quando si sono trovati di fronte ad un’emergenza che, grazie a loro, ha avuto un lieto fine. Non è la prima volta che Robson, che come Bruno viene dal Brasile, si trova di fronte ad una persona in difficoltà. Quella volta, 15 anni fa, si trovava nel mare del Brasile, questa volta nel Piave. Ma il coraggio e l’emozione per aver salvato una vita sono gli stessi di allora.

«Per fortuna dopo quell’episodio in Brasile avevo letto degli articoli su come salvare una persona dall’annegamento» spiega Robson, «nel caso mi trovassi di nuovo in una situazione come quella. Così è stato: applicando quelle tecniche abbiamo salvato due persone. Non c’è stato tempo di chiamare i soccorsi, era questione di minuti».

Robson, un passato nella Canottieri, Nuova Alpes e Atletico Belluno, ripercorre quei momenti drammatici. «Sia io che Bruno abitiamo a Belluno e siamo andati sul Piave per cercare un po’ di fresco. Nella zona in cui ci siamo sistemati l’acqua era bassa, una ventina di centimetri, ma più avanti era scura e profonda. Poco più avanti abbiamo visto una signora con un bambino di 10-12 anni che entravano in acqua. Hanno iniziato ad agitarsi ma non capivamo se stessero scherzano o no, poi abbiamo sentito un urlo. Non ci abbiamo pensato un momento, ci siamo tuffati: io ho recuperato la signora, Bruno ha pensato al bambino».

I due giovani hanno nuotato per una ventina di metri ma hanno vinto la sfida con la corrente. Una volta portata fuori dall’acqua la signora, che non è la madre del bambino, si è seduta per terra e si è pian piano ripresa: né per lei né per il bambino c’è stato bisogno di chiamare l’ambulanza. «Dopo ci ha ringraziato e si è allontanata, dicendoci che se ci saremmo rivisti ci avrebbe offerto qualcosa da bere» continua Robson, «anche per noi è stata una grande emozione ma in quel momento abbiamo pensato solo che serviva il nostro aiuto per salvare due vite». (v.v.)

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