Baggio: «Senza la Tavolozza, in Cadore l’arte muore»

PERAROLO. «La pittura cadorina», afferma il pittore Carlo Baggio, commentando la sua mostra di Caralte, «ha l’assoluta necessità che rinasca la Tavolozza Cadorina. Non per noi, pittori già anziani», aggiunge, «ma per i giovani che oggi non hanno più nessun punto di riferimento, ed a causa di ciò non possono nemmeno migliorare e maturare. La Tavolozza, sin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1958 ad opera dei pittori Vico Calabrò, Nazareno Corsini, Beppino Marinello ed altri, ha sempre svolto un opera di formazione delle nuove leve. L’interruzione della sua attività negli ultimi anni sta portando gravi danni all’arte pittorica cadorina. In questi anni, infatti, i giovani artisti sono diventati rari, com’è diventato difficile esporre in Cadore ed anche partecipare ai concorsi fuori provincia». Carlo Baggio, pittore autodidatta, è originario di Mirano, dov’è nato nel 1932, ma ormai stabilmente trasferito in Cadore, dov’è arrivato nel 1971. «Qui ho iniziato a dipingere», racconta, «e sono sono stato ammesso quasi subito nella mitica Tavolozza, dove ho migliorato la mia tecnica, anche grazie agli insegnamenti di diversi pittori. I miei veri maestri, però, sono stati Marinello, Tabacchi e Testa. Con loro ho partecipato a numerose mostre. Insieme a loro ho anche partecipato ai concorsi che ogni anno sono organizzati nella vicina regione Friuli, ottenendo anche un primo premio a Coseano, dove gli artisti sono sempre più di 150, ed a Casale, dove ho vinto una targa d’argento». Dall’inizio di aprile Baggio ha aperto una esposizione al bar Antelao di Caralte, dove i suoi quadri rimarranno esposti fino a sabato 12. (v.d.)
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