Assegni familiari con il part-time il caso Safilo fa scuola in Italia

Riconosciuto il diritto al contributo economico in caso di assenze retribuite o indennizzate Soddisfatta la Cisl che aveva promosso una causa pilota con una lavoratrice della sede longaronese
Lo stabilimento longaronese della Safilo
Lo stabilimento longaronese della Safilo

LONGARONE . Il caso alla Safilo di Longarone “farà scuola”. A Belluno una causa pilota si è infatti conclusa con una sentenza, senza precedenti in Italia, che sancisce il diritto agli assegni familiari (Anf) in misura piena alle lavoratrici part-time anche in caso di assenze retribuite o indennizzate.

La vicenda ha preso il via nel 2012, quando una ventina di dipendenti part-time della Safilo di Longarone si erano rivolte alla Cisl Belluno-Treviso perché l’azienda, in accordo con l’Inps, non riconosceva loro gli assegni familiari in misura piena nei casi in cui in cui nell’arco della settimana si erano verificate assenze retribuite o indennizzate per malattia, infortunio, ferie, cassa integrazione o permessi per cariche sindacali e pubbliche.

Gli Anf sono un contributo economico destinato alle famiglie di alcune categorie di lavoratori aventi un reddito complessivo al di sotto dei limiti stabiliti annualmente dalla legge. Dal 2012 al 2016 l’azienda non aveva pagato alle lavoratrici alcune ore di assenza retribuite, con un danno economico per famiglia che va dalle centinaia ad oltre un migliaio di euro. Dopo una lunga trattativa, purtroppo senza esito positivo, con la parte datoriale e l’istituto previdenziale, l’organizzazione sindacale ha deciso di rivolgersi al Tribunale avviando una causa-pilota individuale, che ha visto “protagonista” una delle venti lavoratrici, rappresentata dall’avvocato Serena Maccagnan dello studio Tandura di Feltre.

Il giudice, in assenza di precedenti giurisprudenziali sul punto e di circolari interpretative dell’Inps sul caso specifico, è stato chiamato a stabilire quale fosse la corretta interpretazione della normativa. Il Tribunale di Belluno, con sentenza del novembre 2017, ha dato piena ragione alla linea interpretativa della Cisl, equiparando le assenze retribuite o indennizzate alle giornate di lavoro effettivamente prestate e sancendo il diritto della lavoratrice con part-time superiore alle 24 ore a godere in misura piena degli assegni familiari anche in caso di assenze retribuite o indennizzate. Né l’azienda né l’Inps hanno presentato opposizione e la sentenza è passata in giudicato.

«Siamo molto soddisfatti perché questa sentenza mette nero su bianco un sacrosanto diritto delle lavoratrici-madri», afferma Cinzia Bonan, segretario generale Cisl Belluno Treviso. «Ci siamo accollati il rischio delle spese legali da affrontare per portare avanti questa battaglia».

«Adesso l’azienda deve fare il conteggio degli arretrati e pagare le spettanze alla lavoratrice in questione, e, d’ora in poi, applicare il principio sancito dal Tribunale di Belluno», aggiunge Vania Brusadin, storica delegata della Safilo di Longarone. «Ci stiamo già adoperando per far riconoscere gli assegni spettanti a tutte le lavoratrici che hanno subito questa ingiustizia».

Martina Reolon

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi