Apidolomiti ha aggiunto due nuovi mieli alla Dop bellunese

Apidolomiti modifica il disciplinare per la produzione della Dop “miele delle Dolomiti bellunesi”, con l’obbiettivo di favorire la certificazione di nuovi mieli autoctoni bellunesi. Il nuovo documento, che entrerà in vigore a breve, raccoglierà le nuove norme tecniche delle diverse fasi di produzione del miele. «Come Apidolomiti siamo ente promotore della Dop», dice Luca Stefani, presidente di Apidolomiti, «e quindi di fatto dal 2010, da quando è stata riconosciuta questa denominazione di origine protetta, abbiamo portato avanti quella che era la produzione Dop, con le relative verifiche e controlli. In seguito, un po’ per quella che è l’evoluzione climatica in corso e po’ per l’evoluzione della tecnica di produzione, siamo arrivati al punto, quasi un anno e mezzo fa, in cui si è reso necessario aggiornare il disciplinare per migliorarlo. E quindi per valorizzare nuove produzioni e semplificare o aggiornare quelli che erano i metodi tradizionali».
La cooperativa con sede a Limana ha quindi presentato domanda di modifica del disciplinare in Regione, la quale l’ha accolta favorevolmente, trasmettendola successivamente al ministero, che renderà il documento effettivo nel giro di sessanta giorni. Stefani spiega che l’operazione messa in piedi da Apidolomiti porterà a dei risvolti concreti. «Il nostro disciplinare contemplava già un maggior numero di mieli rispetto agli altri due disciplinari presenti a livello nazionale», dice il presidente.
«Ciononostante abbiamo introdotto due nuovi mieli nella Dop: la melata di bosco e la melata di abete, che caratterizzano fortemente il territorio montano della nostra provincia. In secondo luogo abbiamo poi ritoccato quelle che erano le caratteristiche chimico fisiche degli altri mieli, ovvero i parametri concernenti il ph e il contenuto acarino ad esempio, che erano molto stringenti e selettivi e che non permettevano quindi di certificarlo in determinate stagioni, soprattutto per via dei cambiamenti climatici che hanno un po’ stravolto le fioriture tradizionali. Per tali motivazioni risultava un po’ difficile riuscire a certificare il prodotto con denominazione Dop».
La certificazione Dop sarà dunque ora più fattibile, anche se le aspettative per la produzione del miele, nel 2023, non sono delle migliori. «Al momento le premesse non sono buonissime», sottolinea infatti Stefani, «perché l’inverno è stato molto caldo e quindi in certe zone ci troviamo con il nocciolo, che doveva fiorire a febbraio, che invece è già fiorito. Ed ora c’è un periodo di freddo. Le api non hanno ibernato (cioè non sono andate “in letargo”), quindi ci aspettiamo che escano dal periodo invernale già in condizioni di stress.
Non c’è mai stato un freddo che permettesse di bloccare la covata, cosa che dovrebbe accadere in condizioni normali. Le api sono comunque in forze perché le abbiamo alimentate per mantenerle in vita, visto che in dicembre non avevano nessun tipo di nettare con cui potersi alimentare. Se venisse un periodo molto freddo potremmo ancora avere buone produzioni. Attendiamo fiduciosi». Come vengono alimentate le api? «Si danno loro delle soluzioni zuccherine quasi solide che possono essere facilmente digeribili e immagazzinabili. Li posizioniamo sopra le arnie e sotto il tetto. La quantità dipende dalle famiglie di api, che al bisogno lo prelevano per mangiarlo direttamente o per portarlo con sé».
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