Angioni: «La nostra forza superiore alla crisi»

BELLUNO. È stato il primo comandante di una missione italiana all'estero. Tra il settembre del 1982 ed il febbraio del 1984, nell'ambito della prima guerra libanese e successivamente al massacro di Sabra e Shatila a Beirut, il generale Franco Angioni ha guidato il contingente italiano durante la missione Libano 2.L'intervento italiano fu, grazie ad Angioni, un modello cui si riferirono anche le successive missioni italiane all'estero.
L'approccio fu quello di spingere i propri soldati a conoscere la cultura locale. Questo permise agli italiani di comprendere le ragioni delle parti e proporsi come forza di interposizione, piuttosto che come l'ennesimo contingente straniero. Al generale Angioni chiediamo una valutazione dell'impegno militare italiano all'estero. «La grandezza di un Paese - ci risponde - non si misura sul territorio, ma sulla storia, sui valori, sull'impegno di chi ha alte responsabilità. La nostra nazione, almeno da quando ha raggiunto la sua unità, ha sempre mostrato queste qualità. È vero. Oggi viviamo un momento non facile con esempi a volte molto negativi. Ma la nostra forza è superiore rispetto a queste situazioni. Specialmente le nostre Forze Armate hanno sempre saputo rispondere, quando chiamate per delicate missioni internazionali. I militari sono prima di tutto uomini di pace. Il loro impegno ove necessario è mirato alla convivenza civile dei popoli, al rispetto dei loro diritti, in un mondo sempre più complesso e ricco di tensioni e conflitti. Io ho l'orgoglio di aver rappresentato il nostro Paese per la prima volta in quel contesto internazionale». (l.o.)
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