Angelo Paganin, una vita al servizio dei volontari

BELLUNO. «Il volontariato, per avere ancora un posto attivo nella società, deve mantenere la propria identità, definire in modo chiaro il proprio ruolo, essere “libero” rispetto agli altri settori....
BELLUNO. «Il volontariato, per avere ancora un posto attivo nella società, deve mantenere la propria identità, definire in modo chiaro il proprio ruolo, essere “libero” rispetto agli altri settori. Tutti obiettivi realizzabili, soprattutto se ognuno di noi è consapevole di dover esercitare responsabilità sociale e cittadinanza attiva».


Ne è convinto Angelo Paganin, primo direttore del Centro di servizio per il volontariato bellunese nel 1997 e, dal 2007, vice direttore al passo di Nevio Meneguz, oltre che consulente per le attività di formazione, progettazione, sicurezza, servizio civile e amministrazione di sostegno.


Un impegno decennale – precisamente di 30 anni, visto che Paganin era entrato nel Comitato d’intesa nel 1987 – che è terminato qualche settimana fa. Per salutarlo si è tenuta in via del Piave una piccola festa tra i consiglieri dei direttivi, dipendenti e collaboratori del Csv e volontari del Comitato d’intesa: un’occasione per ringraziare Paganin per il lavoro svolto.


«Si chiude un capitolo della mia vita che è stato “fagocitante”, ma positivo: sono cresciuto dal punto di vista professionale e umano, soprattutto grazie alle persone con cui ho avuto l’onore di lavorare», sottolinea Paganin. «L’avventura al Csv è terminata perché ho dovuto riorganizzare la mia vita: da aprile 2016, infatti, sono presidente di Ondablu, la società cooperativa sportiva dilettantistica di Santa Giustina. Continua inoltre la mia attività di coordinatore del Cantiere della Provvidenza. Nell’ultimo anno, in accordo con presidenza e direzione del Comitato d’intesa, mi sono concentrato solo sul servizio civile. Ma i troppi impegni non mi hanno lasciato abbastanza tempo».


Paganin continuerà a seguire il progetto di microcredito. E proseguirà la sua collaborazione con la Fondazione Zancan di Padova. La sua esperienza trentennale gli permette di fare alcune riflessioni su quello che potrà essere il futuro del mondo del volontariato e le sfide che dovrà affrontare. Mettendo in luce i punti di forza della realtà bellunese. «Il volontariato sostiene e si affianca alle istituzioni, non le sostituisce», fa presente. «Deve riconoscere e vedersi riconosciuto questo ruolo. Penso che il territorio provinciale abbia sempre dimostrato, in tal senso, grande consapevolezza. Nel 1997, quando siamo partiti con il Csv, non sapevamo quante risorse avremmo avuto a disposizione. Ma lavorare nella precarietà ha accresciuto la creatività. E abbiamo creato una realtà che continua a dimostrare di sapere lavorare con altri territori, con il mondo della politica, con le Usl. Senza mai essere in contrapposizione e svolgendo un doppio ruolo: di pungolo nei confronti delle istituzioni e di impegno in progetti comuni con le stesse».


«Negli anni i direttivi hanno permesso allo staff di Comitato d’intesa e Csv di realizzare attività che, come realtà provinciale, ci hanno visto precursori», continua Paganin, che ha anche un’opinione ben precisa sulla riforma del terzo settore: «Penso che, anziché definire meglio l’ambito del volontariato, abbia creato confusione. Personalmente condivido la convinzione di monsignor Giovanni Nervo», conclude Paganin, «per oltre trent’anni presidente della Fondazione Zancan: il volontariato dovrebbe essere “quarto”, con un ruolo di valutatore critico e osservatore esterno, non solo nei confronti del primo (le istituti pubbliche) e del secondo settore (il mercato), ma anche rispetto al terzo: chiamare volontariato tutto il terzo settore, che ha al suo interno varie componenti diverse fra loro, deforma l’identità del volontariato stesso».


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