«Amiamo la montagna con le nostre ruote grasse»

Replica a Cai e Mountain Wilderness sulle fat bike: «Non sanno di cosa parlano» Boschetti Nure garantisce: «Queste biciclette non utilizzano certo le piste da sci»
Di Stefano Vietina

CORTINA. «Leggendo l'articolo, mi sono divertito molto, perché ho avuto l'impressione che non sapessero di cosa stavano parlando» Michele Boschetti Nure, uno dei fondatori del “movimento” delle fat bike, o bici con le ruote grasse, replica così alle affermazioni di Massimo Casagrande (Cai Auronzo) e Luigi Casanova (portavoce di Mountain Wilderness) apparse l'altro giorno sul Corriere. Le accuse? Di voler portare le biciclette al posto degli sci, per scongiurare la crisi degli impianti di risalita; di voler trasformare la montagna in un luna park; di mettere a repentaglio l'incolumità degli altri appassionati della montagna ed anche della fauna. Ragioni di sicurezza e di compatibilità ambientale, insomma. E su tutto l'auspicio che questa “sperimentazione” abbia presto fine, prima che diventi una “moda pericolosa”. «Nessuno di noi», replica, «vede la montagna come un luna park, anzi, siamo a favore del massimo rispetto dell'ambiente, tant'è vero che le fat bike, per loro natura, invitano ad una andatura lenta, calma, a godersi i luoghi che attraversiamo».

Conferma peraltro contatti con gli impiantisti, da Livigno a Cortina: «Ci cercano, perché il movimento degli appassionati cresce e noi abbiamo constatato come la bicicletta, e la fat in particolare, aiuti a far conoscere le località turistiche, a far incontrare le persone di posti diversi. Ma sbaglia chi pensa che le fat possano scendere sulle stesse piste riservate agli sciatori. Assurdo. Diciamo piuttosto che sono bici da escursionismo, non da corsa o da percorsi estremi».

Quindi dove possono essere utilizzate? «Le fat bike vanno molto bene su percorsi battuti, boschi, sentieri, mulattiere: gli stessi, per intenderci, sui quali si va con le ciaspole».

Ma esistono anche percorsi dedicati e preparati appositamente? «Sì, ad esempio a Livigno. Ma sottolineo che in questo caso la preparazione della pista è molto più semplice e meno dispendiosa di una da fondo. Basta una motoslitta che segni il percorso ».

Ma Boschetti Nure torna sull'importanza dell'andare lento e della tutela dell'ambiente: «Con la fat bike si gira, si osserva, si conosce: è un'attività a misura d'uomo. Rispetto ad una mountain bike, che ha una ruota larga 3 o 4 centimetri, la fat arriva a 10. Questo consente un galleggiamento ideale su superfici come sabbia, fango, ghiaino e soprattutto neve. E la gomma non rovina il fondo, non lo segna, perché è gonfiato ad una pressione di 0,4-0,5 atmosfere, contro le 2 di una normale mtb».

Il gruppo su Facebook, di cui Boschetti Nure è amministratore, ha già superato i 1.500 iscritti e sta crescendo rapidamente. «E' una piazza virtuale sulla quale ognuno può raccontare le proprie esperienze e, trattandosi di un'attività recente, di giorno in giorno si scoprono avventure e viaggi molto interessanti, esperienze e scambio di notizie su percorsi e territori. Un'attività la nostra da guardare, credo, senza pregiudizi. Amiamo la montagna e non la deturpiamo».

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