Ambiente obiettivo bellunese per la Fondazione Cariverona

Il direttore Manfredi: «Puntiamo molto sulla formazione, progetti specifici per sostenere gli Its». A trent’anni dal varo, l’ente cambia strategia: stop finanziamenti a pioggia, spinta sulle start-up

Marcella Corrà
Ennevi Foto
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Da quanto è stata creata nel 1991 la Fondazione Cariverona ha sostenuto nelle cinque province in cui opera 21.861 progetti, con un impegno economico di quasi un miliardo e 800 milioni. Per quanto riguarda la provincia di Belluno, i progetti finanziati in trent’anni sono stati 3.059 con un impegno complessivo di 176 milioni di euro. Importantissimi gli interventi nel campo della cultura, dal restauro di edifici a quello di opere d’arte, ma anche nel sociale e nella formazione, come ricorda il direttore generale Filippo Manfredi.

Direttore Manfredi, su cosa punta oggi la vostra attenzione?

«Tre anni fa per i bandi 2020-2022 ci siamo dati alcuni obiettivi verso cui indirizzare la nostra azione: la tutela dell’ambiente, la valorizzazione del capitale umano e l’innovazione sociale. Alcuni esempi dei progetti realizzati nel Bellunese verranno presentati nella serata di martedì al teatro comunale».

In questi anni la Fondazione ha dovuto affrontare molte problematiche, legate alle vicende finanziarie degli Istituti di credito di riferimento. C’è stata una diminuzione dei fondi erogati. La vostra mission sta cambiando?

«La missione della Fondazione è quella di essere di supporto alle politiche dei territori e questo non cambia. Proseguiremo anche in provincia di Belluno con il nostro impegno. Quella che sta cambiando è la modalità di erogazione dei fondi: stiamo passando da finanziamenti a fondo perduto ad un accompagnamento dei progetti, allo sviluppo delle idee. Vogliamo facilitare la nascita di imprese, di start up, puntiamo sulla formazione, stiamo per presentare alcuni progetti con gli Its (istituti tecnici superiori). Abbiamo emesso dei bandi sulla educazione ambientale e sulla innovazione sociale, molti dei quali poi finanziati proprio nel Bellunese. Operiamo sempre con il sistema dei bandi con cui cerchiamo di valorizzare i giovani, puntando sulla creazione di reti di partnership, finanziando gruppi di associazioni, di scuole, di centri di ricerche, non più solo il singolo ente o associazione».

La vostra operatività negli ultimi anni è stata condizionata dagli eventi esterni, la pandemia per citarne uno.

«Sicuramente sì. Non sono stati anni facili, perché ci sono state continue emergenze, dal Covid fino alla alluvione nelle Marche. Abbiamo stanziato contributi che non erano in programma e abbiamo dovuto concedere delle proroghe nella realizzazione dei progetti rallentati proprio da eventi esterni».

Conclusa l’attività del triennio, celebrata anche con l’evento “Siamo”, cosa state preparando per il futuro?

«Il nostro lavoro è in continuità con il passato anche perché in molti casi si tratta di progetti pluriennali. Le linee di intervento dei prossimi tre anni saranno presentate l’11 novembre a Verona. Lì sveleremo i temi dei prossimi bandi, stiamo definendo in questi giorni le delibere relative».

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