Alpino condannato per i certificati falsi presentati in caserma

BELLUNO

Fotocopiava i certificati. Lo scopo era quello di allungarsi il periodo della malattia. Il caporale del 7º Reggimento Alpini, Igino Manganiello, è stato condannato dal giudice Feletto a cinque mesi e 10 giorni di reclusione, con pena sospesa, per il reato di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale. La Procura della Repubblica avrebbe voluto una condanna più pesante per il volontario a ferma prefissata: il pubblico ministero Tricoli era salito a un anno, alla fine della sua requisitoria.

La difesa bellunese (l’avvocato di fiducia Tirimbò del foro di Santa Maria Capua a Vetere non è arrivato a Belluno nemmeno ieri) doveva chiedere l’assoluzione, in subordine il minimo della pena e ha aggiunto l’ipotesi del falso grossolano, quello che si presenta così evidente da non poter ingannare nessuno. La condanna è arrivata, ma più leggera del previsto.

L’imputato era accusato di aver falsificato una decina di certificati medici, fra il 3 maggio e 13 agosto 2016, in maniera da trascorrere tutta l’estate a casa e non alla caserma Salsa. Sosteneva di soffrire di lombalgia e di non poter sostenere la vita militare, che peraltro nessuno gli aveva ordinato. Già il suo comandante dell’epoca aveva descritto efficacemente la vicenda in aula, ma è stato il medico di base a chiarirla in maniera definitiva e inattaccabile: «Uno solo ha il numero di protocollo, gli altri no e tutti dovrebbero averlo», ha detto in aula sotto giuramento il dottor Raffaele Petrone, «queste sono senza dubbio mie firme, tuttavia soltanto il primo è un certificato vero, per il resto si tratta di fotocopie».

Manganiello non fa più parte dell’esercito, dal momento che dopo l’anno previsto si è congedato e vive di altro. Ieri pomeriggio è stato informato della condanna penale pronunciata dal Tribunale di Belluno. Attesa per le motivazioni. —





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