Alla Baita di Costalissoio Michel e la sorella Ilaria hanno realizzato un sogno

la sfida
A quasi 35 anni, Michel De Bettin ha coronato il suo sogno: gestire un ristorante a due passi da casa.
Dal giugno scorso, senza farsi condizionare dall’avvento del Covid, ha investito sulla locanda La Baita, di proprietà della Regola di Costalissoio. Una struttura oggetto di una profonda opera di riqualificazione, andata avanti per anni, su cui in pochi avevano scommesso prima dell’avvento sulla scena di Michel De Bettin, originario di Costalta dove risiede.
Cuoco formatosi tra Cortina e San Vito, Michel da bambino sognava un giorno di poter gestire quella locanda, situata all’ombra del monte Zovo, dove i genitori lo portavano spesso in gita.
«Quando ho saputo che la Regola di Costalissoio aveva avviato un bando per la sua gestione non ci ho pensato due volte ed ho partecipato», racconta Michel che oggi gestisce la struttura insieme alla sorella Ileana.
La passione per la terra natìa ha fatto il resto, spingendo i protagonisti della storia oltre le oggettive difficoltà dettate dall’emergenza sanitaria. «Abbiamo tanta gente che all’ora di pranzo passa a trovarci, è stato così anche nel weekend appena trascorso», prosegue Michel, «paradossalmente la mancata apertura degli impianti sciistici ha favorito territori come il nostro. I turisti vengono in montagna pur sapendo di non poter sciare, scelgono proposte alternative come un’escursione con le ciaspe sul monte Zovo ad esempio. Qui, poi, siamo sul percorso del Dolomiti Trail che sia d’inverno che d’estate attira sempre tante persone. Siamo felici dei riscontri pur consapevoli che il Covid sta imponendo tante limitazioni anche ad un contesto sano come la montagna».
Come è nata l’idea di investire sulla locanda La Baita di Costalissoio? «Io e mia sorella venivamo quassù insieme ai nostri genitori sin da bambini», dice De Bettin, «è così maturato quello che fino ad un annetto fa era solo un sogno. Il bando della Regola di Costalissoio lo ha trasformato in realtà: dalla metà di giugno siamo qui. Ero talmente convinto della scelta che neanche il Covid ha condizionato il mio percorso. La passione, molto spesso, aiuta ad andare oltre le difficoltà. Per noi è stato così. Costalissoio poi, prima del nostro arrivo non aveva un ristorante. Sia i residenti che i turisti oppure i proprietari di seconde case, per un pranzo o una cena (quando si poteva fare) erano costretti a muoversi verso Padola o Santo Stefano. Siamo felici di aver offerto un servizio in più anche a loro. Abbiamo anche quattro camere e lavoriamo in sinergia con i diversi b&b presenti sul territorio di Costalissoio, convinti del fatto che il gioco di squadra sia determinante per migliorare l’offerta turistica di un posto straordinario come il Comelico». —
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