Al rifugio Valparola telefono fisso muto dal 9 di dicembre

È mai possibile che in un rifugio alpino, il Valparola, a quota 2168, su un passo tra i più importanti delle Dolomiti, non funzioni il telefoni fisso dal 9 dicembre? E dopo una quarantina di chiamate da parte dei gestori? È mai possibile che si presentino operai e che allunghino un filo sui pali della neve e non su quelli del telefono, ovviamente senza ripristinare la linea?
«È possibile, lo è davvero», ammette Raffaella Trebo che con la mamma gestisce la struttura, alla sommità del valico, sopra il Falzarego. Siamo lungo una strada tra le più frequentate delle Dolomiti, quella tra il Fazarego e la val Badia. Non si tratta, insomma, di un luogo inaccessibile.
«Qui intorno il fisso funziona dappertutto, sia sul Falzarego e sia al Lagazuoi. Qui no, racconta. E da circa tre mesi». Il rifugio è aperto tutto l’anno, fa da presidio, merito della famiglia Trebo. Negli anni scorsi si sono verificate altre interruzioni di linea, ma per pochi giorni. «Abbiamo fatto l’Immacolata senza il fisso, quindi con meno prenotazioni. Abbiamo fatto il Natale ed il Capodanno nella medesima condizione. Intanto continuavo a chiamare al centralino di servizio. E ogni volta un operatore diverso. Ogni volta la stessa assicurazione: abbia pazienza, nei prossimi giorni veniamo, verifichiamo, sistemiamo».
È passata anche l’Epifania. Sono incominciate le settimane bianche. È arrivato il carnevale. E pure la Quaresima.
«Adesso ci siamo stancate di telefonare. 40 volte, le ho contate», racconta Raffaella, «abbiamo il cellulare, d’accordo, ma chi conosce il nostro numero? Solo i clienti abituali. Abbiamo proposto il trasferimento di chiamata. Ci hanno risposto: sì, possiamo concederlo, ma se lo pagate voi. Come se lo pagate voi? Il guasto è della Telecom e lo dobbiamo pagare noi?».
Vita in alta quota. Vita grama, compensata però dal calore che si incontra entrando in rifugio. «I turisti non sono mancati, per fortuna. Ma tanti ci hanno detto che sono arrivati a loro rischio e pericolo, perché non trovando nessuno al telefono non sapevano se eravamo aperti»,sospira la signora Trebo.
«Vita di montagna, appunto», chiosa il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, «immaginarsi qual è la risposta del servizio pubblico quando i guasti sono in ambienti quasi inaccessibili, se non si presentano neppure in siti facilmente accessibili come il passo Valparola. C’è la neve, è evidente, ma la strada è libera, praticabile».
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