«Agordo il cuore di Luxottica»

AGORDO. «Agordo è e sarà sempre il cuore di Luxottica». Molti lo avevano annunciato, tanti speravano di vederlo. Alla fine è arrivato. Attorno alle 10.30, l'elicottero con a bordo il presidente di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, la moglie e il figlio Leonardo è atterrato nella piazzola di Polane. Pochi minuti per entrare oltre i cancelli della sua creatura, per respirare nuovamente quell'aria di grande famiglia che parte dai primissimi operai di cinquant'anni fa e arriva fino ai figli degli attuali. Pochi minuti per rassicurare gli oltre 10 mila dipendenti e famigliari, arrivati per il terzo Family Day, che Agordo resterà sempre il cuore pulsante dell'azienda. «È un piacere», dice, «sapere che la gente che lavora in quest'azienda abbia portato anche le famiglie. Credo voglia dire che abbiamo creato una parte di società e una parte di famiglie che apprezzano il lavoro che questa azienda ha potuto fare».
Parole che appaiono indiscutibili. Agordo e l'Agordino sono Luxottica. Non solo, ma in grande parte sì. E il rapporto che si è creato nel tempo fra l'azienda leader mondiale nel settore dell'occhiale e la gente è esemplificato come meglio non si potrebbe proprio dalla partecipazione di massa al Family Day. Un rapporto che ha le sue radici nel passato. Forse si potrebbe abbozzare una data: il 1972, quando fu l'istituita la mensa gratuita. Ma quel che fa la differenza è la filosofia che sta a monte.
«La chiave di questo rapporto?», si chiede Del Vecchio. «Beh, è molto facile direi: sono i rapporti umani. Quando c'è il rispetto delle persone... Noi non abbiamo mai avuto problemi con i sindacati, perché noi abbiamo rispettato loro e loro hanno rispettato noi. È un problema che non ci ha mai toccato, vero Francavilla?».
E Luigi Francavilla, il suo storico braccio destro, annuisce e conferma. La cosa che può sembrare strana è sentire un imprenditore di caratura internazionale non cercare le ragioni di un successo nei numeri, ma nelle persone. Come quelle che poco prima aveva incontrato e con le quali aveva scherzato: Gino Fossen, per esempio, che proprio l'altro giorno ha festeggiato i 50 anni in azienda, o Dino Dorigo, un altro degli storici operai che hanno visto e fatto crescere Luxottica. Ora i nuovi manager non hanno cognomi agordini, ma per Del Vecchio non cambia nulla. «Arrivo sempre ad Agordo con lo stesso spirito», ha detto. «Agordo è la prima delle fabbriche, è da dove partono tutti i disegni, le attrezzature, la programmazione. È il cuore delle 11-12 fabbriche che abbiamo. Qua è dove io ho lavorato e dove noi tutti abbiamo lavorato». «È il cuore dell'azienda», ha continuato, «e ci vengo sempre molto volentieri. Non ci vengo spesso, perché ho anche altri posti dove andare. Non ci vengo spesso anche perché questa qui è l'eccellenza aziendale e non ha bisogno della mia presenza. Devo andare nelle altre parti del mondo per portare la stessa perfezione».
Parole che servono a Del Vecchio per tranquillizzare sul futuro. «D'ora in poi», dice infatti a una domanda sulla possibile delocalizzazione, «quello che sarà crescita, sarà italiana. Tutta la parte direzionale è italiana. Non dobbiamo spostare niente. Qui ad Agordo c'è il cuore. In Italia avevamo 8 mila persone prima della crisi e siamo rimasti 8 mila, anzi siamo aumentati. Non abbiamo mai ridotto il personale, ma abbiamo portato dirigenti e ingegneri all'estero che si sono creati una posizione importante. Abbiamo valorizzato la loro professionalità. Loro sono felici di spostarsi per due-tre anni, anche se poi farli tornare non è mai facile». «Ma da Agordo», ha concluso, «non si sposta nulla. Qui c'è il cuore. Le altre fabbriche, come Sedico, sono unità produttive. I dischetti, i disegni partono da Agordo. E Agordo resterà così».
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