«Adesso noi vogliamo incidere su tutto»

Gladis Riva, Corrado Miolli, Giovanna Costa e gli altri pentastellati: chi sono e da dove vengono
L'ospedale di Agordo
L'ospedale di Agordo

AGORDO. «Noi vogliamo incidere su tutto». Quando Gladis Riva lo dice, ti viene in mente, mescolandone le parti, quello che diceva l'abate Sieyès del Terzo Stato poi protagonista della Rivoluzione Francese. Paragone inopportuno e fuori luogo? Lo si vedrà. Quel che è certo è che, così come i membri del Terzo Stato, anche quelli Movimento 5 Stelle dell'Agordino incontrati ad Agordo nei giorni scorsi, hanno finora contato poco o nulla.

Perché, come riconoscono, pure loro hanno preferito delegare in bianco. Fosse la Lega «che poi mi ha fatto schifo», il Pd «turandomi il naso». Oppure se ne sono stati lontani dalla politica, almeno finché «non mi sono guardata attorno e non mi sono detta che quello che vedevo non mi piaceva».

Il loro esordio in Agordino è stato sul tema delle fusioni dei Comuni e sulla sanità. Sono loro ad aver sollevato nei giorni scorsi il problema della mancata installazione della Tac e della risonanza magnetica all'ospedale di Agordo. «Siamo una quindicina», dice Gladis Riva che con altri due il 6 febbraio scorso ha dato vita al primo meetup agordino «e stiamo crescendo. In questi giorni ci sono cittadini che continuano a contattarci su Facebook o a movimento5stelleagordo@gmail.com».

Attorno al tavolo siedono in sette più Federico D'Incà e Antonio Codemo, gli altri non hanno potuto esserci. I loro profili sono vari, i loro percorsi pure. «Da giovane mi ero infatuato della destra», dice Paolo Pellicciari, critico teatrale di Agordo «militavo nel Fronte della Gioventù. Poi sono stato repubblicano, quindi ho votato Pd turandomi il naso».

Del gruppo è forse quello che per primo si è avvicinato al Movimento 5 Stelle partecipando ai vari meetup bellunesi. Gladis Riva ha una piccola azienda a Voltago che produce astucci per occhiali. Di politica non si era mai occupata. Nel 2005 si era iscritta ai meetup di Beppe Grillo. «Poi non era venuto fuori nulla», dice «e ho lasciato perdere. Avevo visto nascere la Lega ed ero perciò molto sospettosa. Quando però nel 2013 non è stato fatto l'accordo con Bersani, mi sono convinta».

Il compagno Corrado Miolli è un torinese. «La mia estrazione è anarco-libertaria», spiega, «da quando avevo vent'anni non ho più votato, ho ricominciato nel 2013. Riconosco che anche nel Movimento ci sono chiaroscuri, ma nel nostro gruppo vedo coesione, c'è un interesse collettivo e non personale».

Un pensiero vicino a quello di Giovanna Costa, insegnante di Canale d'Agordo che faceva parte dei giovani protagonisti delle battaglie per l'ospedale. Il suo sogno è aprire un asilo montessoriano nel bosco bilingue, il suo riferimento politico è Enrico Berlinguer, morto prima che nascesse. «Aspettavo questa cosa qua», sottolinea, «volevo fare politica per la comunità. La politica c'è in tutto quello che fai. Io ci credo. Nella politica, come nella scuola, servono qualità e creatività. Per me non conta il Movimento 5 Stelle in sé, ma le persone. Qui ci sono persone valide».

Andrea Neculai è arrivata in Italia 12 anni fa, quando ne aveva 18. Ha due bambine, si interessa di welfare e di immigrazione. Qualche giorno fa ha fatto la maturità al Da Vinci di Belluno. «Quando sono arrivata non avevo idee politiche», spiega, «poi ho iniziato a seguire Grillo e il Movimento e ho portato le idee anche nel mio gruppo della Cisl in Luxottica dove lavoro e dove volevo fare carriera. Volevo? Sì volevo, perché la carriera me la sogno nel senso che la meritocrazia in Italia, nel privato come nel pubblico, non c'è».

Dopo dieci anni in Toscana, a Iliana Comina, studio di grafica ad Agordo, «la sinistra è entrata nella pelle». «Lì è così», dice «ma poi finita l'università è finito tutto. Solo teoria, poi ognuno si fa gli affari suoi. Alla fine è fuffa». È un'ambientalista e animalista convinta in un luogo in cui «paradossalmente l'ambiente rappresenta molto, ma non viene curato».

Diego Bassot di Rocca Pietore è l'ultimo arrivato. Ha un B&B e ha voglia di parlare. «Ero leghista della prima ora», dice «prima ancora di Bossi. Poi il partito mi ha fatto schifo e l'ho lasciato quasi subito. I leghisti parlano tanto, prendono vitalizi e stipendi e non fanno nulla. Anche il signor Manfroi (Donato, senatore leghista di Cencenighe dal 1992 al 2001, ndr) per l'Agordino non ha fatto niente». (g.san.)

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