A Belluno 8.500 disoccupatiI sindacati: "Cifre spaventose"

Già 15 imprese hanno chiesto la cassa integrazione nel 2010
BELLUNO.
Sono già 15 le imprese della provincia di Belluno che per il 2010 hanno presentato domanda per la cassaintegrazione, richiedendo complessivamente 222 settimane di Cig. La manovra interesserà 302 lavoratori. Il nuovo anno, quindi, non inizia nel migliore dei modi per l’economica bellunese alle prese anche con 8.500 disoccupati.

 Numeri da far paura se si considera che siamo già nel secondo anno della crisi, numeri che fanno pensare che da questa situazione la risalita sarà dura e molto lunga. Anzi, forse il peggio deve ancora venire.

 La domanda di cassaintegrazione è stata presentata prima della pausa natalizia alle categorie sindacali da imprese che rientrano in diversi settori: dal chimico (Pai Cristal Italia di Domegge) all’edilizia (Canzian F.lli srl di Longarone, Saviane Sergio snc di Pieve d’Alpago), dai trasporti (Avoscan Amedeo & f.lli di San Tomaso Agordino) all’occhialeria (F.lli Coffen srl di Domegge, Martin Occhiali di Lozzo, Scarlett srl di Calalzo, Sonego Gabriella snc di Lentiai, Starter snc di Domegge), per finire con la metalmeccanica (Elettrogeb di Cesiomaggiore, Fretor srl di Pieve d’Alpago, Mec.Fe srl di Fonzaso, Micro Tech srl di Agordo, Jet System srl di Longarone, Sapa Profili srl di Feltre). La metà di queste aziende ha richiesto la cassa ordinaria per 13 settimane, l’altra metà la cassa in deroga, ma c’è anche chi ha chiesto ben 36 settimane di cassa (è il caso della Scarlett srl) o 25 (Mec.Fe srl e Micro Tech srl). In alcuni casi, comunque, è la conferma di una manovra già effettuata durante il 2009.

 «E pensare che nel 2008 le imprese che avevano richiesto la cig erano state in tutto 41, per poi salire a ben 157 nell’anno appena terminato, per un totale di 4648 settimane e per 16.655 lavoratori. Sono cifre che fanno paura, se si pensa che all’inizio del nuovo anno abbiamo già superato il centinaio di settimane», commenta il segretario della Cgil, Renato Bressan, che lancia anche un altro allarme, quello della disoccupazione. «Dai dati che abbiamo in nostro possesso ci risulta che abbiamo già superato di gran lunga quota 8.500 iscritti nelle liste di mobilità. Se a questo si aggiunge che anche nelle agenzie interinali sono calati del 60% gli inserimenti e che le assunzioni sono pressochè nulle, si capisce quanto la situazione sia critica. E sono molte le imprese del nostro territorio che stanno terminando le 52 settimane a disposizione per la cassa ordinaria».

 A questo punto, per queste realtà, sono due le possibilità che si prospettano: ricorrere alla cassa straordinaria o passare alla mobilità: «E questo farà sì che al già elevato numero di disoccupati, se ne andranno ad aggiungere molti altri, purtroppo. Una sorta di emorragia che dobbiamo tamponare tutti insieme».

 E i problemi non sono solo sui settori classici, quelli dell’occhialeria o del metalmeccanico: «E’ interessato, come bene ha detto anche l’Ascom, il commercio. E la moria dei piccoli negozi nei piccoli paesi della parte alta della provincia ne è la prova. Anche l’edilizia è a un punto morto, come da tempo va dicendo il presidente dell’Ance, De Pra. Per quanto riguarda il turismo, resta da vedere come andrà la stagione. Per questo è necessario che, seduti intorno a un tavolo, ragioniamo sul da farsi. Credo che con la Provincia, vista la sensibilità dimostrata a oggi nel campo del lavoro, riusciremo a trovare la strada giusta. Questo ci aiuterà sicuramente a superare il momento di crisi».

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