11 settembre, i pompieri di New Yorka Cortina: "Orrore indelebile"

I vigili del fuoco italoamericani protagonisti al raduno nazionale. Steve Lubrino fu uno dei primi vigili del fuoco ad arrivare sotto le torri gemelle in fiamme. ''Ricordo un odore forte, impossibile da dimenticare. E poi c'era solo fumo e polvere, andavamo avanti alla cieca sperando di trovare qualche sopravvissuto''
CORTINA
. Sono passati nove anni, ma l'odore di cherosene e corpi bruciati non li ha ancora abbandonati. Assieme alla sensazione di essere impotenti davanti all'orrore del World Trade Center, in cui si muovevano spinti solo dalla forza di volontà e dalla speranza di trovare almeno un sopravvissuto da portare in salvo.


Mescolati tra migliaia di vigili del fuoco arrivati a Cortina per il primo raduno nazionale, Ted, Keith, Craig, Steve sembrano pompieri come altri. Ma basta vedere il rispetto che gli riservano i colleghi, italiani e stranieri, per capire che quel simbolo che portano sulla spalla sinistra - FDNY, New York City Fire Department - li rende diversi da tutti gli altri: loro c'erano, l'11 settembre. Il cappello bianco e la divisa blu, i pompieri statunitensi, quasi tutti di origine italiana, hanno ascoltato in televisione il presidente Obama chiedere agli americani di non lasciarsi andare alle divisioni e hanno partecipato all'alzabandiera ricordando i caduti, quelli italiani e soprattutto i loro colleghi morti in quell'inferno scatenato da Al Qaida. Per poi ripercorrere, ancora una volta, quella maledetta mattina.


''E' stata una giornata orribile - racconta Craig Silvino - Non ero in servizio ma sono stato immediatamente richiamato. In mezzo a quella tragedia avevamo percepito che era successo qualcosa di molto grave, che anche alcuni di noi erano morti, ma non riuscivamo a capirlo fino in fondo. E soprattutto pensavamo soltanto a lavorare per tirare fuori dalle macerie più gente possibile''.


''Quando siamo arrivati - dice Keith Tanico - abbiamo capito quello che era successo e siamo andati direttamente al World Trade Center. Non pensavo di poter mai vedere in vita mia una cosa simile''. Molti dei loro colleghi, raccontano i pompieri, quella mattina il Wtc non lo hanno neanche raggiunto, mandati ad installare posti di comando mobili negli isolati limitrofi, sui ponti o nei sottopassaggi per assistere le persone che scappavano e cercare di coordinare gli interventi.


Steve Lubrino invece fu uno dei primi vigili del fuoco ad arrivare sotto le torri gemelle in fiamme. ''Ricordo un odore forte, impossibile da dimenticare. E poi c'era solo fumo e polvere, andavamo avanti alla cieca sperando di trovare qualche sopravvissuto''. Ted Forlenza si è salvato dal crollo della seconda torre. ''Non pensavo assolutamente che potesse cadere, credevo fosse impossibile - racconta con un ghigno sul volto - Noi pensavamo di dover fare un normale intervento per un incendio in un grattacielo, come ce ne capitano tanti. Ma quando ci siamo trovati lì davanti l'unica cosa che ci ha investito è stata la sensazione di impotenza davanti a quell'orrore''.


Per loro, comunque, è stato fatto tutto il possibile e non ci sono state falle nella gestione dell'intervento di soccorso. Forse altre falle ci sono state, soprattutto nell'intelligence, ma di questo non vogliono assolutamente parlare. Come del pastore Teddy Jones che annunciando di voler bruciare il Corano ha incendiato ancora una volta il mondo.


''Non voglio perdere tempo con questi personaggi - dice Silvino - noi siamo qui per ricordare i vigili del fuoco''. Quei vigili che, a differenza di loro, non ce l'hanno fatta. ''Ad un certo punto - dice Ted Forlenza a bassa voce ricordando il momento in cui sono collassate le torri - abbiamo capito l'entità della tragedia. Così siamo andati avanti per trovare almeno una persona viva''. E ci siete riusciti? ''No''

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi