Tutelare i cuccioli di capriolo e di cervo Coldiretti propone droni e visori

L’associazione ha scritto a Palazzo Piloni per chiedere un aiuto nel sostegno delle spese. La presidente Bortolas: «L’obiettivo è partire già la prossima primavera con una fase sperimentale»

Paola Dall'Anese
Vittorio Veneto. Il trattore al lavoro nel campo adiacente l’asilo di San Giacomo
Vittorio Veneto. Il trattore al lavoro nel campo adiacente l’asilo di San Giacomo

Preservare la fauna selvatica anche durante le normali attività agricole di sfalcio durante la primavera. È questo lo scopo del progetto portato avanti da Coldiretti Belluno, in accordo con le associazioni venatorie Federcaccia Belluno (nella persona del suo presidente Luca Dalla Bernardina) e Acb Belluno (Associazione Cacciatori Bellunesi con il suo presidente Sandro Pelli) e presentato alla Provincia di Belluno.

Il problema

«I caprioli, come ben sapete, non sono animali con una spiccata tendenza alla fuga», precisa la presidente di Coldiretti Belluno, Chiara Bortolas. «La loro strategia di difesa dai pericoli si basa sul mimetismo, la vigilanza e il riserbo. Anche nell’allevamento dei cuccioli si osserva lo stesso comportamento: appena dopo la nascita, nei mesi di maggio e di giugno, la femmina affida i piccoli neonati alla sicurezza data dal mimetismo visivo e olfattivo, lasciandoli spesso soli e nascosti nell’erba alta e visitandoli regolarmente per allattarli».

Ma è proprio in questi periodi che gli agricoltori sfalciano i prati ed è possibile che, inavvertitamente, mettano in pericolo la vita dei nuovi nati. Ogni anno sono centinaia i piccoli di cervo, di capriolo o di lepre che vengono uccisi durante gli sfalci, proprio perché questi animali cercano di mimetizzarsi tra l’erba e non scappano. «Questo progetto a dire la verità è già attuato in alcune parti della Svizzera e anche altrove. Si è provato a farlo, con dei droni, anche a Trichiana e si sono salvati così alcuni cerbiatti», ricorda il vice direttore dell’associazione degli agricoltori, Michele Nenz.

Progetto

Grazie alle nuove tecnologie, è possibile oggi attuare delle azioni per ricercare e mettere in sicurezza i cuccioli. «Le azioni sperimentali potrebbero essere essenzialmente due», evidenzia Nenz: «In coordinamento con gli agricoltori, si potrebbe preventivamente individuare i giorni di sfalcio facendo sorvolare le aree da droni provvisti di fotocamere con rilevatore termico, una volta individuati i piccoli possono essere spostati (con le dovute cautele) oppure semplicemente segnalati; oppure si potrebbero dotare i mezzi agricoli utilizzati per lo sfalcio di rilevatori termici e schermo visivo così da monitorare in tempo reale la presenza di caprioli (ma non solo anche lepri o covate di uccelli che nidificano a terra)».

Richieste

Per questo quindi le tre associazioni hanno scritto alla Provincia per trovare una linea di finanziamento del progetto attraverso l’acquisto della tecnologia necessaria alle attività. L’attrezzatura che le associazioni richiedono è rappresentata da due droni dotati di rilevamento termico (per un valore di 8 mila euro); tre visori termici per trattrice agricola e relativo adeguamento e schermo (per un costo totale di 9 mila euro). L’attrezzatura potrebbe essere consegnata agli agricoltori interessati tramite specifica convenzione (visori per trattrice) o data in uso alle riserve di caccia che aderiranno al progetto (droni) e/o alla polizia provinciale.

A partecipare al progetto, si sono fatte avanti le riservedi caccia di Belluno e di Trichiana per una prima fase sperimentale «ma ovviamente il progetto potrà successivamente essere esteso anche in altre aree. Crediamo che un progetto del genere debba poi generare delle utili informazioni e per tanto sarà nostra cura individuare eventuali studenti o professori interessati a seguire e monitorare il progetto», conclude Bortolas.

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