Tariffe sui rifiuti aumentate in Val Boite: il Tar rigetta il ricorso di Valpe ambiente

Il tribunale amministrativo ha dato ragione al commissario liquidatore dell’Unione montana e al Comune di San Vito. Il commissario Russo non si era adeguato agli altri Comuni andando per conto suo​​​​​

 

Gigi Sosso
Un ecocentro nella parte alta della provincia di Belluno
Un ecocentro nella parte alta della provincia di Belluno

Valpe Ambiente ha torto sull’aumento delle tariffe sui rifiuti. E insieme alla società, i sindaci che li avevano deliberati. Il commissario liquidatore dell’Unione montana Valboite, Fabrizio Veronesi invece ha ragione. Il riassunto delle undici pagine della sentenza del Tar Veneto è questo, premesso che l’unico ad opporsi all’inpennata ingiustificata delle bollette era stato il commissario straordinario di San Vito, Antonio Russo. Va ricordato che nel consiglio dell’Unione del 31 luglio di due anni fa, lo stesso Russo non c’era, ma non aderì all’aumento, preferendo andare avanti in maniera diversa, a differenza di Borca, Vodo, Cibiana e Valle.

Valpe Ambiente, la società a responsabilità limitata con sede ad Agordo aveva presentato un ricorso contro l’Um e il suo commissario liquidatore, per chiedere soprattutto l’annullamento della deliberazione di Veronese del 20 settembre 2024, con la quale era stata revocata quella del consiglio di luglio dell’anno prima e la condanna dello stesso ente al pagamento degli importi superiori relativi alla gestione della discarica di Pies di Ra Mognes, nel territorio di San Vito.

Nel 2021, l’Unione aveva stipulato con Valpe un contratto per la gestione di raccolta differenziata, trasporto rifiuti urbani e e gestione della discarica per i rifiuti urbani non pericolosi. Grazie e questa operazione, a Valpe era stata affidata la gestione di Pies de Ra Mognes per un corrispettivo annuo di oltre 169 mila euro. In seguito, nel 2022 la Regione aveva deliberato di conferirci 10 mila tonnellate all’anno. Sulla scorta della deliberazione della giunta regionale, l’Unione aveva chiesto alla società di trasmettere un prospetto sulle risorse aggiuntive necessarie per la gestione del quantitativo aggiunto dalla Regione. Valpe ha fornito il necessario riscontro, stabilendo le relative tariffe e l’Unione ha deliberato di accettare l’offerta, precisando però che non andava modificato il contratto esistente. L’inghippo è che poi l’ente è stato commissariato, non si è arrivati alla firma dell’accordo integrativo e il commissario ha revocato la delibera del luglio 2023. Poi Veronesi ha modificato il precedente impegno di spesa, riconoscendo a Valpe solo l’importo previsto dal contratto di servizio.

Valpe ha impugnato la delibera, ritenendola illegittima, senza un’adeguata motivazione, contraddittoria e basata su presupposti infondati, in quanto l’Unione montana avrebbe potuto riequilibrare i conti solo aggiornando le tariffe. In più, ha chiesto il pagamento della somma di oltre 400 mila euro, oltre al pagamento di due fatture. Il Tar ha respinto la domanda, sottolineando che «le questioni proposte, ivi comprese le eccezioni di difetto di giurisdizione avanzate dall’Unione montana, richiedono l’approfondimento proprio della fase di merito».

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato infondato, dove si lamentava la mancata comunicazione di avvio del procedimento di revoca della delibera: il commissario non poteva fare altro. Ed è infondato anche il secondo, nel quale Valpe sosteneva che non ci fossero i presupposti per la revoca: non c’era motivo per chiedere più soldi. Stesso discorso per il terzo motivo, nel quale Valpe invocava la violazione di correttezza, buona fede e leale cooperazione: la revoca era dovuta. Valpe non ha fornito prova né della colpa dell’amministrazione né del danno effettivamente subito e ricorso respinto.

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