Kassama, dal Feltre agli stadi che contano. «Ho imparato molto da Palladino a Monza»

Calcio. Il difensore è al Trento in serie C dopo aver giocato anche con l’Inter. «Ricordo volentieri gli allenamenti con Agnello, Polloni e Cappellaro»

Gianluca da Poian
Sheriff Kassama in azione con la maglia del Trento
Sheriff Kassama in azione con la maglia del Trento

L’esordio in serie D a 17 anni ancora da compiere, in una trasferta a San Martino di Lupari con la maglia di quell’Union Feltre che inseguiva la salvezza e da lì a poco coinvolta nella maxi fusione da cui ebbe modo di nascere la Dolomiti Bellunesi.

Poi un anno e mezzo in Primavera a Monza, il successivo trasferimento all’Inter e il ritorno nel 2023 in Brianza.

In estate, l’acquisto definitivo da parte del Trento, con sottoscrizione di un contratto biennale. Pian piano in gialloblù si sta ritagliando il proprio spazio e prima di Natale, contro il Padova ha ottenuto la palma di Mvp della formazione di casa.

Del centrale feltrino classe 2004 Sheriff Kassama si parla un gran bene e tra chi ha un’ottima considerazione di lui c’è anche l’ex direttore generale dolomitico Luca Piazzi, ora proprio al Trento. In classifica le Aquile occupano l’ottava posizione a quota 30 punti e hanno legittime ambizioni di prendere parte ai playoff.

Sheriff: a 16 anni mister Zanuttig ti diede fiducia nel corso della delicatissima partita contro la Luparense, peraltro pareggiata nei minuti di recupero grazie al gol di Benedetti.

«Non finirò mai di ringraziare proprio l’allora allenatore dell’Union Feltre che mi diede spazio e fiducia. Ero giovane e inesperto, ma in quel periodo mi allenavo con i grandi e quei mesi all’interno di una prima squadra ritengo mi siano tornati utili nel momento in cui ha preso il via il mio percorso lontano da casa. Aver potuto conoscere l’ambiente e le esigenze di una prima squadra a quell’età è stato fondamentale per la mia crescita».

Non hai iniziato prestissimo con il pallone.

«No, anzi. Avevo nove anni e cominciai con il San Vittore. Poi Feltrese e Union Feltre. Devo ringraziare gli allenatori incontrati nel mio percorso, ma se devo citarne qualcuno dell’epoca delle giovanili dico Massimo Agnello, il primo a intravedere qualcosa in me. Senza dimenticare Manuele Polloni e il maestro Mauro Cappellaro: non è un caso se con quest’ultimo siano passati tutti i giocatori in seguito capaci di raggiungere il professionismo».

Di feltrini che hanno raggiunto alti livelli ce ne sono parecchi. Adesso gioca in A Zortea, primieroto ma anch’esso forza alla Feltrese un anno…

«Per quella che è la mia esperienza, non ho dubbi: a Feltre si lavora in modo competente e probabilmente l’allenarsi in condizioni meteo spesso complicate per il freddo ti fortifica e tempra».

Due anni e mezzo a Monza.

«Nella prima stagione mi ha allenato mister Raffaele Palladino. Una persona della quale ho profonda stima e che nei miei confronti non ha lesinato elogi. In prima squadra mi ha anche chiamato qualche volta ad allenarmi, nonché convocato in Coppa Italia a Udine. Nonostante non avessi giocato chissà quanto, mi ha aiutato ad assimilare un modo di interpretare le partite simile a quello proposto da Gasperini, con l’uomo su uomo a tuttocampo magari meno estremizzato, ma i cui principi risultano identici. A Monza mi hanno guidato anche Alessandro Lupi e Oscar Brevi».

Allenarsi con una prima squadra di serie A è impegnativo?

«All’inizio tantissimo. I ritmi sono l’aspetto a cui è più complicato adattarsi, soprattutto perché i tempi di giocata sono totalmente diversi. Perdere un solo attimo può costare carissimo».

Il difensore da cui hai appreso di più?

«Senza dubbio Pablo Marì mi piaceva tanto. Ma non dimentico neanche Armando Izzo e Andrea Carboni, oppure Luca Caldirola».

E i sei mesi all’Inter nel 2022-2023?

«Senza dubbio significativi, seppur non ai livelli di Monza. Ho avuto la fortuna conoscere la Primavera Uno e la Youth League con Cristian Chivu mister, che per famigliarità del ruolo mi ha insegnato tanto. Peraltro ho condiviso tra gli altri con Pio Esposito, ora promettente bomber dello Spezia».

Trento è il posto giusto nel momento giusto?

«Assolutamente sì. Mi volevano da un paio di mesi e mi sto trovando benissimo. Il gruppo è unito, lavoriamo bene e io personalmente sto cercando di migliorare, rubando con l’occhio ai più esperti. Inoltre sono vicino a casa, dunque con i famigliari e gli amici ci vediamo più spesso. Sono contenti soprattutto mamma Cinzia e papà Wuyeh. Non mancano mai poi al “Briamasco” alcuni ex allenatori e la loro presenza sugli spalti mi fa piacere».

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