Robinson, morte avvolta nel mistero

L’autopsia esclude infarto e aneurisma, responso definitivo tra 15 giorni
ASIAGO. Morte sopraggiunta per arresto cardio-circolatorio non riconducibile né ad un infarto, né ad un aneurisma. E’ stato questo l’esito dell’autopsia sul corpo di Darcy Robinson effettuato ieri pomeriggio presso l’Ospedale di Asiago.

 Un risultato che rimanda di almeno un paio di settimane il responso definitivo circa il decesso del 26enne difensore italo-canadese, e che smentisce tutte le prime ipotesi avanzate dai sanitari.

 L’esame autoptico è stato materialmente eseguito da due luminari del settore, entrambi provenienti dall’Università di Padova: Davide Santo Ferrara, direttore dell’Istituto di medicina legale e responsabile dell’Unità operativa tossicologica e anti-doping, e Gaetano Thiene, patologo-cardiologo e direttore della clinica di Cardiologia dell’ateneo patavino. I due professori hanno dunque escluso sia l’infarto, causa presa maggiormente in considerazione nei momenti immediatamente successivi alla tragedia, sia l’aneurisma cerebrale o cardiaco. Quest’ultima ipotesi era stata avanzata il giorno seguente la scomparsa di Robinson dai sanitari vicentini alla luce della dinamica che aveva portato lo sfortunato hockeysta ad accasciarsi sul ghiaccio: nessun sussulto o tremito particolare, ma una sorta di afflosciamento del corpo.


 Escluse queste due cause di morte, non restano molte altre piste: tra le più probabili viene indicata quella che parla di una malformazione cardiaca. Nonostante Robinson avesse superato con esito positivo la visita di idoneità alla pratica sportiva agonistica, non è escluso che si tratti di una patologia non rilevabile in prima istanza. Non bisogna dimenticare, inoltre, che a differenza delle discipline professionistiche come calcio e basket, le visite per l’idoneità nell’hockey non prevedono né l’ecocardiogramma, né l’ecodoppler.


 Per liberare il campo da qualsiasi ipotesi, inoltre, verranno effettuati anche gli esami tossicologic, allo scopo di escludere la presenza nell’organismo di qualsiasi tipo di sostanza illecita che possa aver contribuito a fermare il cuore. Un responso definitivo è atteso entro 15-20 giorni, e a questo punto non è ancora certo che il sostituto procuratore di Bassano Giovanni Parolin conceda il nulla-osta immediato al trasferimento della salma di Robinson in Canada.


 Oggi sono in programma i funerali “italiani” del giocatore. Compagni, amici e tifosi daranno l’ultimo saluto allo sfortunato difensore nativo di Kamloops alle 14.30 nel Duomo di San Matteo ad Asiago, e si stringeranno attorno ai genitori e alla fidanzata Christen, che ha assistito dalle tribune dell’Odegar ai tragici momenti del malore che ha colpito quello che da qui a pochi mesi sarebbe diventato suo marito. A partire dalle 10 del mattino, invece, sarà allestita la camera mortuaria presso lo stadio del ghiaccio. È prevista la presenza anche dei molti amici che Darcy ha lasciato in diverse squadre italiane. Sabato sera, ad esempio, durante Bolzano-Milano c’erano ben 7 giocatori che avevano condiviso lo spogliatoio con Robinson: Pittis, Scandella, Trevisani, Iannone e Szuper, ex Asiago, Shay Stephenson, suo compagno a livello junior, e Arpad Mihaly, con cui aveva giocato nelle minors nord-americane.

 Tutta la piccola famiglia dell’hockey italiano, anche chi non potrà essere presente ad Asiago, vuole comunque ricordare al meglio questo ragazzone di 194 centimetri per 108 chilogrammi. Da più parti, infatti, si chiede a Fisg e Lega l’introduzione di un premio intitolato alla memoria di Darcy Robinson per il miglior difensore del campionato.

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