Per chi chiude in rosa pronti 111 mila euro La tappa ne vale 11 mila
Per un attimo lasciamo da parte la poesia. E parliamo di vil denaro: quanto si porta a casa chi trionfa al Giro? Centoundicimila euro. Tanti o pochi, rispetto a chi, sportivamente parlando, di sudore ne spreca un oncia rispetto ai nostri eroi del pedale? Ognuno faccia i propri conti e valuti.
Ma di monte premi torneremo a parlare tra poco, ora sì spazio a note sospese tra il depliant turistico e l’italico libro dei luoghi comuni visto che la corsa rosa prende le mosse da Napoli: un ritorno all’ombra del Vesuvio, quello della partenza partenopea, che avviene a distanza di 50 anni. Napoli metterà a disposizione della carovana tanto calore e il salotto buono di via Caracciolo.
Stavolta niente Milano. Un pronti via, quello del Giro, che dopo 3.449 chilometri si concluderà con il tradimento della sua Milano. Già perché la maglia rosa finale verrà assegnata, domenica 26, a Brescia. La città lombarda, che pure era stata sede di tappa per ben 17 volte, non aveva mai avuto l’onore dello sprint finale. La corsa dunque spegnerà i propri riflettori lontana da Milano dopo i precedenti di Roma nel 2009 e di Verona nel 2010.
Un’altra novità, a dire il vero si tratta di un ritorno, è la riproposizione degli abbuoni in tutte le tappe, con l’esclusione ovviamente delle cronometro.
Tornano gli abbuoni. Nella scorsa edizione erano stati soppressi limitatamente agli arrivi classificati di Alta Montagna, nella speranza (vana) che i mammasantissima del gruppo avrebbero avuto più interesse a farsi la guerra. Non fu così: chi mirava alla rosa se ne rimase a francobollare gli avversari, fissando il proprio Srm (misuratore di potenza) sul manubrio per non buttare nemmeno un watt invano nella contesa.
Ecco allora che il Giro che sta per scattare potrà contare sulla classica dotazione di abbuoni fissata in 20 secondi al primo, 12 al secondo e 8 al terzo. Un bonus cronometrico non enorme visto che l’intero ammontare degli abbuoni, trionfando in tutte le tappe, ammonterebbe a sei minuti, e questo con gli avversari diretti sempre fuori dai primi tre.
In linea teorica un buon scalatore potrebbe contare su un patrimonio di un minuto e 20 di abbuoni, a fronte di vantaggi ben più congrui di un crononoman dotato (sì, uno come Bradley Wiggins) in una corsa con molti chilometri contro il tempo.
Le maglie. E i simboli del primato? La strada per la maglia rosa quest’anno, oltre a essere faticosa come sempre, è anche glamourous visto che è stata ridisegnata dall’estroso stilista di Nottingham, Paul Smith. Lo sponsor della casacca del leader della generale è griffata Balocco.
Al più regolare ai traguardi va in dote la maglia rossa, quella per la classifica individuale a punti, sponsorizzata da Italo.
Proprio sull’altare dello sponsor, già lo scorso anno, è stato sacrificato, a favore del blu della Mediolanum, lo storico verde della casacca orgoglio di chi alla montagna si rivolge dandole del tu. Infine c’è la maglia bianca: è indossata dal miglior giovane della classifica generale e ha stampigliato sopra il marchio dei Fratelli Orsero.
Gli sponsor. In tempi di vacche magre, e di sponsor che salutano lo sport e se ne vanno, Rcs deve aver faticato non poco per mettere assieme anche un montepremi degno della corsa più amata dagli italiani. Si tratta di 867 mila euro totali, di cui 578 mila destinati agli arrivi di tappa e 289 mila alla classifica generale. Si diceva che al vincitore vanno 90 mila, con un bonus di altri 21 legati alla conquista della maglia rosa.
È consuetudine acquisita che chi vince divida il piatto (ricco o meno) con tutta la squadra: non già con i compagni di fatica, ma con tutta l’équipe, 25 persone. Anche qui conti fatti. La classifica a punti vale 71 mila euro, montagna e giovani 40 mila. Una tappa? A chi vince 11 mila euro, 276 al decimo. In più c’è la gloria.
@texg
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