Lo svedese in trionfo senza vincere alcuna tappa

Gosta Pettersson
BELLUNO
. Alfredo Martini aveva avvertito i pretendenti al Giro del 1971, attenti a Pettersson. Chi si attendeva un Giro all'insegna del tricolore rimarrà deluso. Lo svedese, grande regolarista, non delude e conquista il successo finale, pur senza vittorie di tappa. Già vincitore nel 1970 del Giro di Romandia, lo scandinavo si era rivelato come ottimo atleta per le corse a tappe al Tour di quell'anno, chiuso al terzo posto. Nel palmares di Pettersson anche gare in linea di una certa importanza, quali la coppa Sabatini e il Giro dell'Appennino. Nella sua carriera spiccano le medaglie d'oro ai mondiali nella cronosquadre e il bronzo alle olimpiadi di Città del Messico nella gara in linea. Anche nel Giro del 1971 a incendiare la corsa ci pensò Michele Dancelli, un coraggioso amante delle fughe, come pochi altri ce ne sono stati. Il "sognatore nomade", come venne definito da Gianni Mura, è stato uno dei ciclisti italiani più vincenti, con al suo attivo 73 vittorie. Non era particolarmente portato per le gare a tappe di tre settimane, tanto che in carriera il suo massimo risultato sarà il quarto posto al Giro del 1970, ma ha saputo cogliere successi prestigiosi nelle gare in linea, basti pensare che nel 1970 ha riportato l'Italia al successo nella Milano Sanremo dopo 17 anni di dominio straniero, con una fuga di 70 chilometri. Al suo attivo anche una Freccia Vallone e il titolo di campione italiano nel 1965 e 66. Ha iscritto il proprio nome nell'albo d'oro delle gare più importanti del panorama italiano e ha conquistato due medaglie di bronzo ai mondiali nella gara in linea, il primo a Imola nel 1968, il secondo a Zolder nel 1969. (gi.pe.)
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