Le due favole del San Giorgio e di Radrezza

Il bomber è rinato alla corte di mister Ferro e ha già battuto il record di gol in un torneo

SEDICO. Andrea Radrezza sta vivendo una seconda giovinezza. Per il bomber del San Giorgio Sedico è la miglior stagione in carriera: quella che chiuderà con più gol, ma anche quella in cui ha trovato maggiore continuità di presenze e di rendimento. Insomma, una stagione magica, per certi versi, e completamente diversa, per altri, da quella passata, in cui a Sedico non era riuscito a lasciare il segno (tanto che, all'apertura del mercato invernale, la società aveva deciso di rinunciare al suo contributo). Quest'estate, invece, la dirigenza biancorossoceleste lo ha richiamato. Ed è stata una delle mosse vincenti della stagione, in cui il San Giorgio Sedico - ormai è inutile nasconderlo - punta a vincere il campionato di Eccellenza. Trascinato da un giocatore, quel Radrezza che ha già realizzato dodici gol, che conosce la serie D davvero bene.

Radrezza, ancora un gol e avrai raggiunto il tuo record...

«È vero: la stagione in cui ho segnato più reti è stata l'ultima di Raschi e Boccanegra al Belluno. Giocavo in coppia con Corbanese in attacco e sono riuscito a segnare tredici gol. Ricordo che fu una stagione veramente bella: eravamo una squadra formata da tanti giovani bellunesi e riuscimmo a salvarci già verso la seconda o la terza giornata del girone di ritorno. È stata una grande stagione. Qui a Sedico, però, si respira un'aria diversa...».

In che senso?

«Già aver fatto già dodici gol è per me un motivo di grande soddisfazione. Ma quel che è più importante è riuscire ad essere uno dei protagonisti di questa bella annata, assieme a tutti i miei compagni di squadra. Non mi fisso alcun obiettivo. Spero di continuare a segnare per il bene della squadra. Saremmo tutti contentissimi se riuscissimo a condurre in porto questo progetto di cui sentiamo di essere parte ma la strada è ancora lunga. Certo, farò del mio meglio per portare il mio contributo».

Non hai avuto una carriera facile: quanto ti sei sentito condizionato dagli infortuni?

«Gli infortuni rappresentano un discorso di cui sapevo di dover tenere conto. Aver rotto due crociati in pochi anni è sicuramente qualcosa di difficile da affrontare per un calciatore. C'è bisogno di tempo, di lavoro e allenamento e sinceramente speravo che il recupero fosse un po' più rapido ed arrivasse un po' prima. Sono contento che quel momento sia finalmente arrivato».

Quanto è cambiato dal San Giorgio Sedico dell'anno scorso di cui anche tu, sia pur per pochi mesi, hai fatto parte?

«Beh, anzitutto sono cambiati parecchi giocatori. Quest'anno siamo partiti bene e ottenere risultati fin da subito porta entusiasmo e consapevolezza. Tutto ciò ci ha permesso di affrontare le partite non certo con serenità eccessiva, ma con una maggiore sicurezza dei nostri mezzi. Anche l'anno scorso, a dire il vero, eravamo partiti bene, poi avevamo attraversato una fase negativa sia a livello di prestazioni che di risultati e a questa avevano fatto seguito il cambio di allenatore e la partenza di alcuni giocatori tra cui io stesso. Poi, per fortuna, sono riusciti a salvarci e quest'anno abbiamo potuto ricominciare dall'Eccellenza».

Che mesi sono stati, gli ultimi?

«Dal 26 luglio lavoriamo bene ogni giorno e i miglioramenti si vedono. Il mister è molto preparato e bravo a tenerci sempre sull'attenti. Cercherò di ripagare la sua fiducia nel migliore dei modi. Fare un confronto tra Raschi e Ferro? No, non mi piace parlare di differenze tra allenatori. Sicuramente sono due tecnici molto bravi e preparati con due precise idee di gioco. Il primo lo conosco da molto tempo, il secondo l'ho conosciuto quest'anno. L'anno scorso Raschi è stato probabilmente penalizzato dai risultati, quest'anno per fortuna a noi sta andando tutto per il verso giusto».

C'è qualche compagno di squadra che ti ha sorpreso particolarmente per impegno, doti, applicazione?

«A dire il vero conoscevo praticamente tutti per averci giocato insieme o contro. Sapevo, dunque, quali fossero il livello ed il valore di questa squadra. Indubbiamente, però, non conoscevo bene i miei due compagni di reparto in attacco, Furlan e Marcolin. Posso dire, però, che si tratta di due giocatori molto bravi, attenti, sempre presenti. È già successo di giocare tutti e tre insieme dall'inizio della partita e posso dire di trovarmi bene con entrambi. Nelle prime settimane, naturalmente, c'era qualche difficoltà legata al fatto di non conoscersi e di dover comprendere al meglio i movimenti e le indicazioni del mister, ma adesso tutto funziona in automatico».

Quella del San Giorgio è una stagione da favola?

«Senza dubbio. Stiamo vivendo qualcosa di importante. Fare trentanove punti in sedici giornate non è cosa da poco. Abbiamo la Liventina soltanto due punti più indietro di noi mentre tutte le altre sono staccate e questo ci fa capire che stiamo disputando un grande campionato. Adesso è importante non mollare e continuare sulla stessa strada».

Le favole, di solito, hanno un lieto fine...

«Questa che ci si sta presentando è una possibilità che per alcuni di noi potrebbe non ricapitare più. Sarei contentissimo di fare questo salto di categoria con il San Giorgio, una società che se lo meriterebbe per tutto quello che fa. Tanto per dare un esempio, l'altro giorno abbiamo trovato il campo perfettamente sgombro dalla neve che era caduta la sera prima: non ci fanno mancare nulla e questo è un segnale importante perché significa che la società c'è. Speriamo che questo piccolo sogno possa diventare realtà. Vogliamo crederci fino alla fine».

La Liventina è effettivamente la più forte tra le vostre avversarie?

«Penso proprio di sì. È una squadra solida con delle individualità importanti: la più attrezzata per il salto di categoria. Quanto alle altre, non so dire se qualcuna mi abbia deluso. Forse mi aspettavo qualcosa di più dal San Donà, più che dal Liapiave, ma come sempre bisognerebbe entrare nei dettagli per poter giudicare consapevolmente».

Il "tuo" Belluno sta facendo più fatica del previsto...

«Purtroppo è stato martoriato dagli infortuni. Qualche punto di troppo è stato lasciato per strada ma ritengo che nel ritorno potrà tranquillamente dire la sua per conquistare l'obiettivo dichiarato, che è la salvezza, e fare secondo me anche qualcosa di più».

L'Union Feltre, invece, viaggia a gonfie vele.

«Hanno 30 punti che sono tanti. Sono una squadra nuova che merita un plauso per quello che ha fatto in questi mesi e che sta facendo giornata dopo giornata in campionato».

Ieri avreste dovuto affrontare una squadra dal grande blasone, il Treviso, che sta faticosamente cercando di uscire da una feroce crisi societaria e, di riflesso, calcistica. Avreste preferito giocare?

«Avremmo voluto giocare certamente, non tanto per il fatto che sapevamo di trovare di fronte una squadra probabilmente ancora in emergenza, ma perché abbiamo lavorato bene durante tutta la settimana per preparare questo impegno. Anche venerdì sera, quando abbiamo fatto l'ultimo allenamento, eravamo convinti che si potesse giocare. Capisco l'allarmismo della federazione che ha ritenuto più saggio non giocare. Ne prendiamo atto, anche se avremmo preferito scendere in campo».

Tutto congelato alla sedicesima giornata, dunque. Con il San Giorgio al comando (39 punti), la Liventina subito dietro (37), le altre molto staccate (il Nervesa a quota 28, il San Donà a 27, il Liapiave a 26). E un giocatore, Radrezza, che assieme alla sua squadra è in corsa per due titoli: quello (meno importante) di capocannoniere del torneo e quello (più importante) che tutti sanno e che presto non sarà più un tabù.

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