La ricognizione sul percorso: «Quel finale a Croce d’Aune può fare male»
Il Corriere ha percorso la parte finale della Feltre-Monte Avena di sabato con i due talenti Pietrobon e Zandomeneghi

. Alla scoperta delle ultime due salite del Giro 102. In compagnia di due ragazzi che, il Giro, sognano di poterlo correre, un giorno.
Il Corriere delle Alpi ha percorso gli ultimi venti chilometri della Feltre – Monte Avena, quelli che propongono le ascese a Croce d’Aune e a Monte Avena dal versante di Col Melon e che potrebbe risultare decisivi per l’assegnazione della maglia rosa.

Lo abbiamo fatto in compagnia di due under 23 bellunesi, Andrea Pietrobon e Matteo Zandomeneghi. Entrambi classe 1999, sono al secondo anno Under e vestono il primo la maglia della trevigiana Zalf Euromobil Désirée Fior, il secondo quella della bresciana Iseo Rime Carnovali, formazione nella quale milita anche il fratello maggiore Simone. Matteo ha già avuto l’occasione di “assaggiare” il ciclismo professionistico qualche settimana fa, in occasione del Giro dell’Appennino, dato che la sua squadra è una Continental.

«I professionisti? Vanno davvero davvero forte», dice il ragazzo di Lentiai che nella gara ligure è stato comunque capace di mettersi in evidenza, andando all’attacco nella prima parte.
Con Matteo e Andrea il sopralluogo comincia a Ponte Oltra dove la tappa, appena rientrata in provincia dopo i tanti chilometri in Trentino e la picchiata dal Rolle, ricomincerà a salire. Matteo ha percorso diverse volte la salita di Croce d’Aune salendo dal Sovramontino, per Andrea invece è una novità. Dai 410 metri di altitudine di Ponte Oltra ai 580 di Sorriva la strada sale regolare e non troppo impegnativa.
Tra Sorriva e Servo si rifiata, con tratti in pianura e discesa, poi si torna a salire per raggiungere Salzen e, soprattutto, Aune e Croce d’Aune. Gli ultimi 4 chilometri presentano una pendenza media dell’8.3 per cento, con alcuni tratti, come quello in corrispondenza della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, all’inizio di Aune, davvero ostici. Andrea e Matteo salgono con andatura “allegra”.
Andrea inserisce anche qualche ripetuta. Entrambi apprezzano il gran lavoro che i sovramontini hanno fatto per colorare di rosa le loro strade e i loro paesi: davvero un bel colpo d’occhio.
«I primi chilometri di salita sono impegnativi, ma quelli che potranno fare male sono gli ultimi» dice Pietrobon. «Il tratto finale è davvero duro. Ma la differenza la farà la durezza di tutta la tappa: è un su e giù davvero impressionante con Cima Campo, Manghen, Rolle e Croce d’Aune e Monte Avena».
Dopo l’omaggio a Tullio Campagnolo, Andrea e Matteo si mettono il giubbino antivento e si lanciano in velocità verso il bivio che porta alla salita finale della tappa e del Giro, quella verso Le Buse – Monte Avena, salendo da Col Melon. Poi, di nuovo via il giubbino per pedalare all’insù, su una strada stretta e spettacolare, con tanti boschi (e tanti schianti, eredità di Vaia) a fare da cornice.
«Sono circa sei chilometri con pendenza attorno al 7 per cento», commenta Zandomeneghi. «Non è un’ascesa impossibile ma, considerate le salite della tappa e considerato anche il fatto che siamo alla fine del Giro, le energie per tutti saranno al limite. Se uno dovesse andare in crisi qui, rischia di perdere tanto».
Nibali o Roglic? Sul piazzale delle Buse, dove sono in corso i lavori di asfaltatura, con Andrea e Matteo azzardiamo anche qualche pronostico.
«Dico Roglic sia per la tappa sia per il Giro», dice Pietrobon.
«Io dico che la tappa la vince Nibali e il Giro Roglic», afferma Zandomeneghi.
Se al Giro 102 saranno semplici spettatori e tifosi, a breve Andrea e Matteo poterebbero essere protagonisti di un altro Giro d’Italia, quello Under 23 che partirà da Riccione il 13 giugno per concludersi sul Fedaia il 23 giugno.
«Dovrei esserci», dice Pietrobon. «Come il Giro dei prof, anche il nostro sarà durissimo». «Spero di essere al via anche io, insieme a mio fratello Simone», dice Zandomeneghi. «Sì, l’altimetria del Giro Under 23 è tostissima. Con la tappa finale, con arrivo al Fedaia, che è davvero da brividi». —
Argomenti:giro d'italia 2019
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