Knapp, primo a Longarone senza neppure saperlo

L’unico bellunese vincitore poi al Giro trionfò nel trofeo “Leo Galli” nel 1965
Di Ilario Tancon

LONGARONE. Arriva maggio e non si può non parlare di Giro d’Italia. Arriva il Giro sulle montagne bellunesi e non si può non parlare di Giovanni Knapp. Sì, perché Giovanni, che il prossimo 28 luglio compirà 70 anni tondi tondi, rimane ancora l’unico professionista bellunese ad avere vinto una tappa della corsa rosa. Era il 1966 e Knapp batté tutti a Viareggio.

Ma oggi non è di quel successo che vogliamo parlare. Vogliamo piuttosto ricordare, in questo 2013 nel quale il Giro proporrà arrivo sul Vajont e partenza da Longarone, la vittoria che Knapp ottenne a Longarone nel 1965, all’ultimo anno tra i “puri” e vestendo proprio la maglia del Veloce club Longarone.

Giovanni, proveniente dall’Enal Belluno, era uno degli atleti più promettenti nel panorama nazionale e in quell’annata mantenne fede alle promesse, conquistando la bellezza di sette successi. Vittorie importanti, ottenute tutte, come le altre nove in carriera, senza mai alzare le braccia al cielo, perché il bellunese dal nome tedesco (gli avi erano di Linz) andava “a tutta” fin sulla linea del traguardo.

Tra i sette successi, appunto, quello di Longarone. Il Veloce Club, in quell’anno in cui le rovine lasciate dal disastro del Vajont erano ancora ben visibili, organizzò la prima edizione del trofeo “Leo Galli”, a onorare la memoria di una persona che del sodalizio era stato uno dei fondatori. Direttore di gara Pietro Barel, mossiere l’ingegnere Luciano Galli. 157 i chilometri in programma, con partenza e arrivo a Longarone, dopo aver attraversato la Valbelluna, risalito l’Agordino fino a Caprile, essersi inerpicati lungo la Val Fiorentina e lo Staulanza e essersi lanciati lungo la Val di Zoldo.

«Era il 25 luglio e partimmo in una cinquantina», ricorda Knapp. «Andò via una fuga lungo la Sinistra Piave, ma non ci preoccupammo più di tanto, perché la strada da percorrere era ancora lunga. Le fasi decisive, naturalmente, furono quelle lungo la salita dello Staulanza. Scollinò per primo il vicentino Tiziano Chiementin, mentre io passai al gran premio della montagna con un ritardo di circa 3’. Pensavo che la corsa ormai fosse persa. E lo pensai fino dopo l’arrivo dove, con mia grande sorpresa, scoprii che invece ero il vincitore».

Ma cosa era successo? Lo spiega lo stesso Knapp. «Successe che Chiementin forò addirittura due volte», afferma Giovanni. «La seconda, verso Dont. Io vidi un capannello di gente, ma non mi resi conto che stava attorniando il vicentino. Così andai a tutta fino all’arrivo, nella speranza, che ritenevo vana, di raggiungerlo. Invece, l’avevo già superato. Una vittoria, insomma, che non mi gustai appieno».

Fu comunque una vittoria, ottenuta al termine di una fatica di 4h31’ (36,05 la media oraria) di assoluto valore, ottenuta al cospetto dei migliori atleti veneti. Basti pensare che in seconda posizione, a 2’12”, arrivò un certo Basso, della Juventina Bertesina. Sì, Marino Basso, colui che poi, tra i professionisti, seppe conquistare anche un titolo iridato su strada (Gap 1972). Sul terzo gradino del podio del trofeo “Leo Galli”, regolato in volata da Basso, salì Emilio Santantonio (Vittorio Veneto). In 8ª posizione, staccato di 5’30”, uno degli altri talenti bellunesi dell’epoca, Delfino Dolo, anch’egli del Veloce club Longarone.

«Era davvero una bella squadra», commenta Knapp. «Penso a Delfino, ma anche a tanti altri. E qualcuno, come me, riuscì anche a passare professionista». È il caso di Gino Fochesato, prof alla Dreher nel 173 e nel 1974, che in questa pagina vediamo immortalato, proprio dalla macchina di Giovanni Knapp che, dopo aver smesso di correre, si dedicò al lavoro di fotografo, al momento di tagliare vittorioso il Giro del Piave 1970.

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