Francesco De Biasio sulle orme di papà Paolo

ALLEGHE. Ventitrè anni fa, era il 1992, l'Alleghe trionfava nella finale di Alpenliga a Villach contro il Bolzano, portando a casa il trofeo più importante della sua storia. Sul ghiaccio c'era anche il “baffuto” Paolo De Biasio, che tanti anni dopo può godersi un altro trionfo.
Questa volta è stato il figlio Francesco ad alzare al cielo la coppa, pardon, il “tagliere” di legno di campione della Coppa Italia. A Brunico, nella finale contro il Val Pusteria, il padre era in tribuna a soffrire, il figlio in pista a lottare, dal primo all'ultimo secondo. Questa volta è stato Paolo De Biasio a regalarsi una grande gioia, la prima in carriera. Non un successo come gli altri: la prima volta non si scorda mai ed ora, udite udite, De Biasio junior, insieme a Lino De Toni (campione d'Italia con il Bolzano nel 1997) è l'unico giocatore alleghese della storia ad avere vinto un titolo in campo nazionale.

Se le è meritato Francesco De Biasio, 31 anni il prossimo 5 febbraio, dopo una vita di sacrifici e anche due finali di Coppa Italia perse in carriera con l'Alleghe, l'ultima a Torino nel 2013, guarda caso, proprio contro la “sua” Valpe. Uno strano, ma affascinante, scherzo del destino. Francesco De Biasio, parlando di Val Pusteria, è vero, si dice sempre, che “i lupi non perdono il pelo, ma le finali”, ma questa volta si è davvero regalato una gioia personale che attendeva da una vita intera. Come si sente?
«Sono orgoglioso e contento e mi viene subito da dire: finalmente. Dopo una vita spesa sul ghiaccio della Serie A era tempo di vincere qualcosa. A casa papà Paolo ci aveva regalato una gioia immensa nel 1992. Adesso sono contento che sia arrivato il mio turno».

Il Valpellice non era favorito, ma alla fine ha trionfato. C'è un segreto dietro a questo successo?
«Abbiamo battuto la prima e la seconda forza del campionato, credendoci sempre. Avevamo tanta fame di vincere, contro Renon abbiamo fatto l'exploit, ma contro il Val Pusteria abbiamo disputato la miglior gara dell'anno. Non è stato facile: siamo usciti alla distanza, loro, dopo il pareggio, si sono “sgonfiati” e noi abbiamo dominato il terzo tempo, pattinando molto di più. A Brunico i nostri avversari avevano molta pressione, noi però avevamo più voglia di vincere. Merito di tutta la squadra e anche del nostro staff tecnico: perché la finale, dal punto di vista della tattica, l'abbiamo preparata alla grande. E poi ci ha aiutato la condizione fisica: eravamo davvero al top in finale».
De Biasio, lontano da Alleghe ha trovato la sua vera dimensione e anche la sua futura moglie. Due capolavori verrebbe da dire...
«A Torre mi sento importante e per quanto riguarda il secondo aspetto, posso confermare che il prossimo anno sposerò Stefania, alla quale ho chiesto la mano l'8 dicembre. È stata una settimana perfetta direi, non posso lamentarmi. Prima l'anello, poi la Coppa».
A proposito di Coppa: avete ricevuto un tagliere di legno al posto del tradizionale trofeo di metallo. Condivide questa scelta?
«Non faccio polemica, ci mancherebbe, perchè il tagliere di legno è molto particolare e anche bello, ma la Coppa è sempre la Coppa e quindi, insieme alla tavola di legno avrei naturalmente aggiunto il trofeo vero e proprio. È come se la Final Four si fosse organizzata a Torre Pellice e la squadra vincitrice avesse ricevuto come premio solamente una pietra di Luserna. Un po' perplesso lo sono, ma va bene così: alla fine abbiamo vinto, conta solo questo».
Dal 23 dicembre tornerete a rituffarvi nel campionato. Cambieranno le ambizioni del Valpellice dopo la vittoria della Coppa Italia?
«Renon, Asiago e Val Pusteria hanno una marcia in più, ma alla fine può succedere di tutto. Abbiamo un ottimo collettivo e vogliamo dire la nostra. Ho 30 anni e mi piacerebbe vincere ancora qualcosa. Non mi accontento della Coppa Italia, anche se sono felice di avere rotto il ghiaccio. Ci voleva questo trofeo, finalmente è arrivato».
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