Scopel: «Ciclismo, il futuro è legato alla sicurezza. Dal mio Foen sono passati più di mille giovani»

Lo storico dirigente feltrino Alfonso Scopel premiato a Cadoneghe dalle Glorie Trivenete

Ilario Tancon
La premiazione di Alfonso Scopel
La premiazione di Alfonso Scopel

Un premio alla carriera. Una carriera lunga, intensa e appassionato, dedicata a far crescere giovani ciclisti e a organizzare corse. È la carriera da premio di Alfonso Scopel.

Lo storico tecnico e dirigente feltrino, classe 1948, è stato premiato al ristorante “da Gambaro” di Cadoneghe, in provincia di Padova, dalle Glorie del Ciclismo Triveneto alla 49ª edizione dell’annuale ritrovo.

Alfonso, una bella soddisfazione.

«Sicuramente sì. Un premio alla carriera che condivido con chi mi ha dato una mano in questi – tanti – anni di attività. A cominciare da mia moglie».

Che carriera è stata la tua?

«Come corridore ho gareggiato tra il 1964 e il 1968, fino alla categoria dilettanti di terza, sempre con il Foen, società che era nata pochi anni prima. Eravamo una piccola società, le squadre importanti erano quelle di Belluno. Non avevamo dei veri e propri allenatori: ci si allenava da soli».

Allenatore lo sei diventato tu, facendo il papà di generazioni di corridori. Allenatore ma anche tante altre cose.

«Tuttofare? Sì, potrei dire tuttofare. Nell’inverno del 1968 ho fatto il corso per direttori sportivi a Padova. Da lì è iniziata un nuovo capitolo della mia vita nel ciclismo, quello di tecnico appunto. Un percorso che mi ha portato fino alla qualifica di direttore di terzo livello. Ma ho fatto anche l’organizzatore. E dal 1980 ho fatto pure il presidente del Foen, ininterrottamente fino al 2022. Ora sto cercando di trasmettere la mia esperienza».

Quanti sono i ragazzi passati per il Foen?

«Tantissimi, credo più di un migliaio».

A proposito di giovani. Si può parlare di crisi delle vocazioni anche nel ciclismo?

«Il futuro del nostro ciclismo, il ciclismo italiano, non lo vedo roseo. E lo dico con dispiacere. La base di praticanti si sta restringendo e senza la base non può esserci il vertice. Il problema più grande è quello della sicurezza. Si legge ogni giorno di incidenti che coinvolgono ciclisti o persone in bicicletta. Allenarsi sulle strade è pericoloso per tutti, per i ragazzi ancora di più. È necessario e urgente creare delle aree dove poter pedalare, allenarsi, lavorare in sicurezza. È necessario costruire dei percorsi protetti per Giovanissimi, Esordienti e Allievi. Una grande speranza in questo senso è il progetto che sta portando avanti l’amministrazione comunale di Cesiomaggiore, con la quale stiamo collaborando da qualche anno nell’organizzazione del Giro della Vallata Feltrina: il progetto di un percorso di circa un chilometro (la struttura – finanziata con 1 milione e mezzo di euro con il Fondo Comuni Confinanti – sorgerà nell’area di Pradenich e sarà illuminata, ndr) che dovrebbe vedere la luce nel giro di un anno o poco più. Sì, il futuro passa per la sicurezza».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi