Ebone sta meglio e sogna il Mondiale U20. «Mesi duri, ora riparto dal ritiro col Bologna»

Calcio. L’attaccante di Santa Giustina ha recuperato dall’infortunio. 

«Ho ancora due anni di contratto, alla convocazione ci credo. Mi ha seguito

un centro d’eccellenza come Isokinetic»

Gianluca Da Poian
Tommaso Ebone esulta dopo un gol
Tommaso Ebone esulta dopo un gol

 

Quattro gol già realizzati in Primavera, più due firme in Youth League contro Shakhtar e Aston Villa.

Dì lì a qualche mese, la prospettiva di entrare nelle potenziali convocazioni della prima squadra in caso di necessità, senza dimenticare il focus sul mondiale under 20 in calendario il prossimo autunno.

Solo che il destino in serbo per Tommaso Ebone era del tutto differente. Proprio all’indomani del match contro i francesi, in quello che era il primo allenamento dell’anno agli ordini di mister Vincenzo Italiano, il ginocchio destro dell’attaccante del Bologna ha ceduto. Capitan Lorenzo De Silvestri, lì accanto durante la partitella, è il primo a sentire un rumore sordo e fin troppo lampante.

Crolla il mondo addosso, in quei momenti?

«Più che altro ti vengono in mente i sei, sette mesi di stop forzato… Sai che devi tornare a camminare, correre, calciare. L’aspetto curioso è che lì per lì non avverti dolori particolari, ma il gonfiore del ginocchio è dietro l’angolo».

Chi ti conosce, dice che non ti sei mai abbattuto.

«Vero, ma ritengo dipenda parecchio da persona a persona. Mi ha operato un luminare come Stefano Zaffagnini, poi ho svolto la riabilitazione in un centro d’eccellenza come Isokinetic. Chi ti segue è chiaro: se fai le cose al meglio, puoi tornare come prima. Certo, post intervento trascorri una ventina di giorni difficile, perché il male è lancinante. A ogni modo sapevo che avrei potuto sfruttare il tempo per lavorare ad esempio sulla parte alta del corpo e infatti, mantenendo le stesse percentuali di grasso, sono passato da 84 a 89 chili».

Lontano dagli affetti non è semplice.

«Ho scelto io di rimanere laggiù il più possibile. Da professionista, faceva parte del percorso riabilitativo l’alternare in modo adeguato lavoro e riposo. Anche perché, con undici sedute settimanali di allenamento, il sabato pomeriggio e la domenica dovevo stare tranquillo».

Torniamo al campo. Come è stata l’esperienza in Youth League?

«Significativa. Ce la siamo giocata contro lo Shaktar, mangiandoci noi i tre punti, contro il Liverpool purtroppo un errore è costato il ko, l’Aston Villa invece ci ha surclassato. La gara migliore è stata proprio quella pareggiata contro il Monaco. Ma poi è bello il contesto, se ripenso ad esempio all’aver viaggiato due volte in Inghilterra sullo stesso volo della prima squadra».

Cosa ti hanno lasciato le due trasferte… da tifoso ad Anfield e al Villa Park?

«I tifosi del Bologna che si sentivano di più! Sono atmosfere particolari e differenti da quelle dei nostri stadi, nelle quali si alternano momenti dove canta l’intero stadio a lunghi minuti dove regna quasi il silenzio. In campo, nel Liverpool mi hanno impressionato Szoboszlai e Gravenberch, nell’Aston Durán».

La Coppa Italia te la sei goduta?

«Ho evitato di andare in centro quella sera, ma quanta festa in città… Bologna l’attendeva con trepidazione. Al centro sportivo abbiamo visto il trofeo, c’erano tutte le tv a intervistare i protagonisti».

Il tuo futuro prossimo cosa prevede?

«Scenderò in Emilia a fine mese. In teoria partirò con la prima squadra per il ritiro, poi vedremo. Ho ancora due anni di contratto».

E alla convocazione per il Mondiale under 20 credi ancora?

«Certo, eccome…».

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