Belluno, la bicicletta corre sull’asse Fonzaso-Alpago

Un secolo abbondante magari non di campionissimi ma di ottimi pedalatori Da De Dea a Moreno Pezzè passando per Knapp (il solo a vincere una tappa)
Di Giovanni Viel

BELLUNO. Belluno terra di ciclisti? Certamente! Un secolo abbondante di bellunesi protagonisti ai vertici, pedalando con passione e pure con soddisfazioni; atleti di rango, molti dei quali arrivati al professionismo, altri capaci comunque di disegnare una parabola agonistica degna e importante.

Intanto il “patriarca” dei nostri grandi ciclisti, quell’ Angelo De Dea nato all’inizio dello scorso secolo, le cui migliori stagioni furono quelle 1926 e 1927. E al pioniere bellunese Feltre risponde con il talento di Sergio Toigo, due anni intensi (1949-1950) alla Viscontea di Mario Vicini e del fortissimo Primo Volpi; e, prima ancora, Jean Canova, emigrante in Francia che disputò il Tour nel 1925 e nel 1927 nella fortissima “Baggi - Samyn” oppure Guerrino Angelo Canova che finì 23. il Tour del 1929 e Ruggero Cavalet che sarà 45. nella “Milano – Sanremo” del 1936, di Angelo Varetto! Anni ruggenti, altrochè!

Ciclismo bellunese che ha vissuto benissimo e nobilmente sull’asse “Fonzaso – Foen – Longarone - Alpago”, solo per ricordare i “poli” più importanti e virtuosi. Anche nel Dopoguerra e fino ad oggi, molti nostri ragazzi sono approdati al professionismo. Andando in ordine molto sparso, tra gli altri, quel Giovanni Knapp che riuscì a vincere una tappa al Giro d’Italia del 1966, a Viareggio, dopo 242 km con partenza da Genova: sul traguardo dello “Stadio dei Pini” piegò Roberto Poggiali.

Poi Giacomo Battistel (1998-2003), che ha corso al fianco di Stefano Colagè ed Ivan Quaranta nell’Alexia Alluminio, oppure l’indimenticabile parentesi di Luigino Moro, trichianese uscito dal fecondo Vc Longarone, attendente alla Inoxpran (1979-1982) di Giovanni Battaglin e Guido Bontempi e, da anni, ricercato e fine massaggiatore (dalla Nazionale alla Canondale di oggi); ed ancora i talenti dello zumellese Delfino Dolo, di Ezio Piccoli e dello zoldano Italo Coletti, che il professionismo hanno solo sfiorato; oppure di Gino Fochesato che, dopo un’ottima carriera da dilettante, nel 1973 e 1974 difese i colori della Dreher di Michele Dancelli, Giancarlo Polidori ed Italo Zilioli.

Luigi Della Bianca è stato uno dei più importanti talenti di casa nostra: tre stagioni da professionista (dal 1996 al 1998) nella Mobilvetta, ha diviso le fatiche con campioni come Abdoujaparov e Marzio Bruseghin e con lo stesso Moreno Pezzè, talento straordinario, cresciuto nel Gs Fonzaso, avviato a questo sport dallo zio Alfonso, buon dilettante; inizia con la bicicletta regalatagli ancora da nonno Pietro e debutta proprio a Fonzaso (argento nel campionato provinciale di categoria); prima vittoria già alla terza gara, a Carpigliano, nel Vicentino. Atleta estroso, appende presto la bicicletta al chiodo ma sarà proprio Mansueto Mares a convincerlo a tornare in sella, con il Gs Alpago. Una serie di belle affermazioni, poi il lancio nel professionismo (1998-2002), soprattutto con la Vini Caldirola di Francesco Casagrande e di Eddy Mazzoleni, bravo a centrare un ottimo 9. posto al Campionato italiano del 1998.

Ecco, “Teto” Mares è stato l’uomo capace di inventare tanti di questi campioni o… quasi! Tra i cento ed ancora cento e più ciclisti che sono passati sotto le sue cure, due sono da ricordare in particolare: Livio Sacchet e Roger De Menech che, più degli altri, hanno punti in comune, oltre il “maestro”. Entrambi, appese le bici al chiodo, hanno raggiunto traguardi importanti in amministrazione pubblica.

Sacchet esce dal Veloce Club Longarone, rinato dopo il Vajont per merito di Gianpietro Protti, il sindaco; ma anche di Pietro Barel, Angelo Perin, Carlo Dalla Stella, Enzo Galli. Era uno squadrone, il Club longaronese, che aveva affidato l’ammiraglia proprio a Mansueto Mares. Sono gli anni di Knapp, Fochesato, Moro, Dolo, Coletti e Dino Sacchet. I maligni ancora oggi raccontano che Livio “portava le borracce” e le consegnava “sempre… asciutte”! Sarà poi sindaco, per lustri, di Ospitale.

Ciclisticamente, invece, Roger De Menech è nato e cresciuto proprio nelle fila del Gs Alpago, avviato a questo sport dal papà, tifosissimo del velocista belga Roger De Vlaeminck, il “Gitano di Eeklo” che, cinque giorni dopo la nascita, a Belluno, di De Menech vinceva la sua prima (delle tre) “Milano-Sanremo”: da allora, per “papà Angelo” (e non solo a Ponte)… Roger è sempre stato semplicemente… “Rogè”.

Con il Gs Alpago ha saputo affermarsi, dotato com’era di tutte le qualità proprie di un ciclista. Un’ottima carriera dove importanti e numerose sono state le vittorie messe assieme in tanti anni, vissuti a stretto contatto con molti ciclisti che poi hanno trovato spazio tra i professionisti. Oggi è sindaco di Ponte nelle Alpi e deputato (Pd), unico ciclista di vaglia a Montecitorio; a Palazzo Madama, però, potrà discutere di ciclismo con i senatori Michelino Davico (Lega Nord) ed Anna Bonfrisco (PdL), sperando di non finire al… “Processo” di Sergio Zavoli (Pd).

Negli ultimi anni, le gesta di Davide Malacarne e Alberto Cecchin, ancora in attività.

Domani lungo l’inedita salita della Val Cantuna il ciclismo rende così il giusto onore a “Teto” Mares: questa “palestra ciclistica”, finalmente certificata, il Giro ha l’onore di inaugurarla ufficialmente: sarà per i ciclisti di ogni età, caratura e ambizione, dai professionisti al turista.

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