Pronto un voucher di mille euro per chi studia da infermiere

Lo stanziamento della Regione per incentivare il corso di laurea e per combattere la carenza di 3.500 figure in Veneto. Mantovan: «In passato abbiamo incoraggiato le iscrizioni per gli Oss, ottenendo un incremento dei corsi»

Filippo Tosatto
Mantovan e Lanzarin
Mantovan e Lanzarin

Se la salute dei cittadini non ha prezzo, chi lavora a tutelarla va premiato.

È il caso degli infermieri, soggetti cruciali del sistema di cure, che operano tra molte difficoltà e scontano una crisi d’affezione: negli ospedali e ambulatori del territorio ne mancano all’appello 3.500, così il Veneto corre ai ripari stanziando un voucher di mille euro (per ciascuno dei tre anni di corso) ai nuovi iscritti alle facoltà di Infermieristica che supereranno l’esame di tirocinio.

L’incentivo sarà erogato dall’agenzia Veneto Lavoro attraverso i Centri per l’impiego, al finanziamento provvederà l’amministrazione regionale che sull’operazione – illustrata nel dettaglio dagli assessori Valeria Mantovan (Formazione e lavoro) e Manuela Lanzarin (Sanità e Sociale)– ha investito 9 milioni di euro provenienti dai fondi europei per l’inclusione sociale.

«Una misura concreta e innovativa», la definisce Mantovan «in passato abbiamo incoraggiato l’iscrizione ai corsi per operatori socio sanitari, gli Oss, con un contributo onnicomprensivo di 1.500 euro, ciò ha favorito l’aumento dei corsi, dai 45 del 2022 ai 65 attuali con oltre quattromila allievi. Ora introdurremo questo provvedimento sperimentale nell’obiettivo di garantire ai nostri cittadini i livelli di prestazioni essenziali».

A riepilogare il quadro delle carenze di personale è Lanzarin, a capo della cabina di regìa: «Se è vero che in Veneto mancano 3.500 medici – concentrati soprattutto in alcune specialità come emergenza urgenza, anestesia e rianimazione o i medici di famiglia – e 2 mila Oss, il vero dramma è rappresentato dalla carenza di infermieri. Nonostante l’incremento dei posti a disposizione nelle Università di Padova e Verona, dai 1.200 dell’anno accademico 2020/2021 ai 1.833 odierni, il numero delle immatricolazioni è ancora insufficiente a soddisfare il fabbisogno. Il saldo più recente tra assunti e cessati è stato pari a –359 e nonostante il 2025 registri 23.816 infermieri, in crescita rispetto ai 23.714 dell’anno precedente, siamo ancora in debito d’ossigeno».

Non è tutto. «A preoccupare, in particolare, è il fenomeno delle dimissioni inattese: si tratta di lavoratori che tornano nei luoghi di origine, nel Mezzogiorno, o che lasciano il pubblico in favore del privato. La circostanza ci ha imposto una riflessione a tutto campo per arginare la situazione e individuare interventi efficaci ad accrescere la capacità di attrarre e mantenere gli infermieri nella sanità regionale».

Oltre al voucher, è stato attivato un progetto sperimentale di mobilità volontaria nelle Usl (474 le domande finora pervenute da infermieri con più di 5 anni di servizio) che mira a valorizzare le preferenze e le esigenze dei professionisti, facilitando un miglior equilibrio vita-lavoro.

Ancora, sarà rilanciata la proposta digitale destinata ai giovani che si affacciano alla scelta universitaria; con il claim “Diventa infermiere: al centro della sanità”, la campagna mira a raccontare il valore e le opportunità della professione attraverso video, testimonianze, contenuti scaricabili e link diretti alle iscrizioni universitarie.

Last but not least, l’apertura di sportelli psicologici in ciascuna azienda sanitaria per contrastare i casi di burnout e stress lavoro correlato. E i contratti? “Proprio ieri” , conclude Lanzarin “si è svolto il primo incontro con i sindacati della dirigenza sanitaria e del comparto per l’applicazione della legge regionale che prevede un incremento di 153 milioni nel triennio dei fondi destinati al personale.

Risorse che mirano a valorizzare anche le condizioni di lavoro degli infermieri attraverso premi di risultato, indennità specifiche e misure di welfare integrativo. Il confronto proseguirà il 28 luglio, vogliamo definire in tempi rapidi gli indirizzi della contrattazione integrativa aziendale”.

Tutto bene allora? No davvero, secondo il Pd: «Le misure una tantum non servono, occorre un intervento strutturale su più fronti, a cominciare dall’eliminazione delle tasse accademiche», è il commento della consigliera Anna Maria Bigon «soprattutto, è urgente aumentare le retribuzioni di chi già lavora, attualmente tra le più basse in Europa e abbinate a ritmi quotidiani massacranti».

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