Breda, l’ingegnere illuminato che ha fatto crescere il Veneto
Duecento anni fa la nascita dell’imprenditore: sviluppò il sistema ferroviario e gli acquedotti. Entrò nel mondo della finanza, si occupò di acciaierie e diventò deputato della Destra


C’è chi imprenditore ci nasce. Sesto figlio di Giovanni e di Angela Zano, Vincenzo Stefano Breda, nato a Limena il 30 aprile 1825, duecento anni fa, è il classico figlio d’arte, in una stagione in cui il Veneto sta uscendo da quella abissale miseria che all’epoca gli varrà l’etichetta di “sud del nord” e che metterà in moto una colossale ondata migratoria; ma che saprà invece riscattarsi grazie a figure come i Rossi, i Marzotto, i Voltan.
Il padre di Vincenzo, Giovanni, si è affermato nel campo degli appalti pubblici. Il figlio segue le orme del padre: una volta terminati gli studi superiori al ginnasio del Seminario vescovile, si iscrive alla Scuola di applicazione per ingegneri, all’epoca annessa alla facoltà di Matematica dell’università di Padova: dove si laurea all’età di 22 anni con una tesi sull’architettura stradale ed idraulica.

Trova impiego quasi subito, in un’azienda di costruzioni ferroviarie, la Talachini, dove le sue qualità emergono in breve tempo, portandolo a vedersi affidare l’incarico della direzione dei lavori di alcune tratte locali della Ferrovia Ferdinandea, in corso di realizzazione fin dal 1837 tra Milano e Venezia.
A quel punto il lavoro dipendente gli sta stretto, e decide di mettersi in proprio. Nel 1854, a neanche 30 anni, dà vita alla “Società per le strade ferrate dell’Italia centrale”: un’esperienza che gli consente, nel 1872, di fare il salto di qualità, varando a Padova la “Società Veneta per imprese e costruzioni pubbliche”, della quale diventa da subito presidente.
È solo il primo gradino di una straordinaria crescita: l’azienda si aggiudica via via la realizzazione degli acquedotti di Venezia e di Napoli, della sede del ministero delle Finanze a Roma, di alcune tratte ferroviarie in Lombardia e Veneto con relativa gestione, nonché l’appalto per i porti di Genova e Palermo, e la cointeressenza in diverse società.
In più, dà vita ad una ventina di ferrovie secondarie tra Veneto, Emilia e Toscana. E abbina l’operatività nel trasporto ferroviario con un’officina di riparazione e manutenzione del materiale rotabile, che nel Novecento diventerà una delle industrie di punta del Padovano, destinata: le OMS, Officine Meccaniche Stanga, che con alterne vicende ha operato fino all’inizio degli anni Duemila.

Breda peraltro non si ferma alla produzione: decide di entrare nel mondo della finanza, stabilendo un’intesa con i maggiori gruppi del settore dell’epoca, da Bastogi a Bombrini a Parodi, accomunati dagli interessi nella Banca Generale.
A consolidare il suo ruolo e il suo prestigio gioca anche una breve ma significativa esperienza politica: dopo l’ingresso del Veneto in Italia, dal 1867 al 1879 è deputato della Destra, eletto nel collegio di Padova II; si dimette per il conflitto di interessi legato alla sua attività imprenditoriale nella Società di cui è presidente.
Conclusa l’esperienza parlamentare, mette mano alla sua iniziativa imprenditoriale più significativa: la “Società degli Altiforni, Acciaierie e Fonderie di Terni”, nata nel 1884, e di cui manterrà la presidenza pressoché ininterrottamente fino al 1902.
Lo Stato gli anticipa l’importo di 12 milioni sul conto delle future forniture, e prenota l’acquisto di 8.500 tonnellate di piastre da impiegare per la corazzatura delle navi.
A fine del 1886, in occasione di un’assemblea straordinaria convocata per sottoscrivere un aumento di capitale da 12 a 16 milioni e una nuova emissione obbligazionaria, l’imprenditore presenta un ambizioso piano di sviluppo che prevede la costruzione di un altoforno di riserva a Terni, lo sviluppo delle locali acciaierie, l’acquisto di una serie di miniere in val Trompia con costruzione sul posto di altiforni e di officine per la produzione della ghisa, la realizzazione di altiforni a Civitavecchia; il tutto per un investimento di 30 milioni.
Ma il progetto non andrà in porto per una serie di ostacoli. Nel 1890, per le sue benemerenze, Breda viene nominato senatore del Regno da re Umberto I.
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