Venezia capitale dei Daspo: oltre mille allontanamenti l’anno
Un terzo dei provvedimenti emessi in Italia è firmato dalla polizia locale del Tronchetto. Effetto deterrente amplificato dalle raccomandazioni contenute nelle guide turistiche

Turismo cafone, si invoca una stretta in tutto il Veneto. Dal presidente veneto Zaia al sottosegretario Ostellari, si propone il pugno duro del Daspo urbano come arma contro tuffi vietati, bivacchi negli angoli più belli delle città e nelle piazze, pose adamitiche di turisti, vittime del solleone e della mancanza di buon gusto personale.
I numeri
E Venezia fa scuola. Nella Serenissima dell’overtourism, questi comportamenti sono puniti con forme di Daspo urbano della Polizia locale. Per ogni comportamento da sanzionare c’è una multa da pagare assieme all’allontanamento. Uno degli ultimi episodi è di qualche giorno fa: mentre una barca della Polizia locale era nella zona di Campo Santi Apostoli per soccorrere un turista colto da malore, un gruppetto di ragazzi bergamaschi ha pensato bene di salire sul mezzo di servizio e scattarsi dei selfie, mollando anche la cima.
Ovviamente sono stati tutti individuati, uno denunciato per aver fornito false generalità. Ogni anno si sanzionano tuffi in Canal grande, bivacchi in piazza e nei campi, ubriachezze evidenti. Si risponde con le sanzioni ma anche con 100 euro legati a ordini di allontanamento.
Alla data del 25 agosto scorso, quest’anno ne sono stati emessi già 1.048. In tutto il 2024, i provvedimenti erano stati 1.297; nel 2023 si era arrivati a 1.342. Nel 2022, erano stati circa la metà, 788.
«Siamo quelli che ne fanno di più per l’Italia», spiega il comandante della Polizia locale di Venezia, Marco Agostini. Un terzo dei provvedimenti nazionali sono targati Venezia. Ma per attuarli serve un percorso lungo: prima la revisione del regolamento di Polizia urbana che oggi è lungo ben 82 pagine. Poi l’inserimento di tre nuovi articoli che definiscono le zone dove andare a punire comportamenti non tollerati, poi l’adeguamento alle scelte della politica locale visto che serve il voto del consiglio comunale e poi l’adeguarsi ai decreti governativi, da Minniti a Salvini. Dal 2018 il regolamento con i Daspo urbani (in realtà ordini di allontanamento) è diventato operativo a Venezia e si abbina ai provvedimenti del Questore, dai Durc ai fogli di via.
Il comandante Agostini
«Questi provvedimenti funzionano ma non sono statici: vanno sempre accompagnati da miglioramenti», avvisa il comandante Agostini. «Per esempio c’è un tema: se stabilisco una sanzione da 400 euro per un bivacco o per accattonaggio e il soggetto sanzionato, per dirla bene, non è facoltoso si rischia di non cogliere nel segno. Ma se la collaborazione tra Polizia locale e Questura funziona allora dopo il sesto Daspo arriva il foglio di via del Questore. Per fortuna la collaborazione a Venezia è decisamente buona ma altrove non è sempre così», evidenzia. I provvedimenti vanno adattati alle situazioni locali. A Venezia non c’è solo il problema del turismo cafone ma anche quello, per esempio, di accattoni, scatolettisti, tossicodipendenti che si drogano davanti ai portoni delle case. Da qui gli alti numeri di Venezia. Nel solo 2024 quasi la metà dei 1.300 ordini di allontanamento hanno riguardato bivacchi e consumo di droghe in strada. «Questi provvedimenti vanno calati sulle singole realtà. Da noi ci può essere il problema del turismo, a Bari dei parcheggiatori abusivi. E serve integrare i provvedimenti a interventi sociali come quelli che noi facciamo su Mestre, invitando i consumatori di droghe ad andare al Drop In».
Tutti i casi estivi di turismo cafone in Veneto







Ma servono come deterrente? Agostini spiega: «Un piccolo effetto deterrente esiste ma ci siamo accorti che servono anche le informazioni che danno, per esempio, le guide utilizzate dai più giovani. Come la Lonely Planet che ora avvisa su questi provvedimenti. Purtroppo a tutti i problemi delle città come la nostra si aggiungono i problemi creati dai più giovani che pensano di essere invincibili e fanno qualsiasi cosa. Salgono sulle nostre barche e tolgono le cime, per citare l’ultimo caso. Ma basta leggere le cronache da tante città: mettono a rischio la loro vita per un tuffo o per buttarsi in mezzo alla strada e fingere un incidente o giocare con una maschera a gas»,evidenzia il comandante, rammaricato. —
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