La nomina di Vannacci divide il Carroccio: «Ora parli da leghista»

Marcato: «Io mi occupo dei veneti». Favero: «Si ricordi che siamo antifascisti». Il consiglio federale nomina anche Sardone: è la prima donna in quel ruolo

Laura Berlinghieri
Manifestazione della Lega
Manifestazione della Lega

 

E alla fine è successo. Fuori tempo massimo, ed è la contestazione dei più. Perché la nomina di Roberto Vannacci a vice segretario federale, quando il “generale” è ormai stabile a Bruxelles, né ci sono elezioni alle porte per le quali il “traino” dei suoi voti potrebbe essere utile: ecco, considerando i presupposti, sono in tanti a non comprendere questa scelta del segretario Matteo Salvini.

Che, però, l’aveva promesso. E così ieri, nel corso del Consiglio federale della Lega, ha nominato Roberto Vannacci – fresco di tessera – suo vice. Affiancandogli, a sorpresa, l’eurodeputata milanese Silvia Sardone, prima donna in quel ruolo. Forse una carezza alla Lega lùmbard, ultimamente un po’ trascurata dal Capitano, impegnato a tenere compatto il partito.

Ma è appena un contentino, stando alle parole del deputato Paolo Grimoldi, fino al 2021 segretario della Lega lombarda. «Vannacci? La tessera da sostenitore presa giusto il 6 aprile, tempo di togliere la plastichina ed è già sul trono di vicesegretario». Ma ne ha pure per Silvia Sardone: «La prima donna a farsi largo in via Bellerio, dopo aver cambiato casacca – o, meglio, tailleur – dall’azzurro di Forza Italia al gilet nero della Salvini premier».

E per i militanti: «Anni di gazebo sotto la pioggia, volantini stampati in uffici e selfie sul Pratone di Pontida per difendere autonomia e federalismo. Per poi diventare nazionalisti, con un vago sentore di nostalgie di tricolore e uniforme militare. Complimenti per la coerenza esemplare: vendere dignità all’ingrosso non sarà elegante, ma a quanto pare rende più di un Btp decennale».

E così sale a cinque la schiera dei “fedelissimi” di Matteo Salvini, nel partito: dagli inizi, con il solo Andrea Crippa, per poi arrivare al segretario veneto Alberto Stefani e al sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, fino alle due new entry. «Sono molto soddisfatto», si è limitato a dire Salvini, al termine della riunione leghista.

Con un nome – quello di Vannacci – che lascia il segno. Soprattutto in Veneto, terra d’autonomia. Dove sono diversi i leghisti che guardano con circospezione al generale, temendo nell’effetto boomerang alle elezioni di novembre.

Interpellare l’assessore veneto Roberto Marcato significa “giocare facile”. «Che cosa penso di Vannacci? È un collega di Alberto Stefani. Chiedete a lui: è lui il segretario regionale della Lega», dice, aggiungendo poi, serafico: «Io mi occupo di federalisti, autonomisti e veneti».

E un altro “federalista e autonomista” è senz’altro Marzio Favero, consigliere regionale del Carroccio. Il “filosofo” della Lega, di cui ricorda le origini, «che affondano nella Resistenza al fascismo». E lo ricorda soprattutto a Vannacci: il generale che ancora non è riuscito, ma non è l’unico, a dichiararsi antifascista.

«Non appartiene alla vostra storia, non è carne della nostra carne, sangue del nostro sangue» dice Favero, «Però Salvini lo ha voluto e lo ha inserito nelle nostre liste alle Europee. Al Congresso della Lega, Vannacci si è presentato da autonomista, con un notevole slittamento delle sue posizioni rispetto ai toni iniziali. Se il segretario federale ha deciso di averlo al suo fianco, evidentemente pensa che possa essere utile alla causa, ed è una responsabilità che si assume davanti a tutti i militanti. Quanto alo generale, spero che inizi a frequentare le nostre sezioni e cominci a parlare il linguaggio dell’autonomia e del federalismo, ma anche della moderazione e del buonsenso».

Un benvenuto arriva invece dal capogruppo del Carroccio al Ferro-Fini, Alberto Villanova, di rito zaiano, ma ultimamente molto vicino al Carroccio di Alberto Stefani. Magari in vista di un sodalizio che potrebbe cementarsi alla volta della prossima legislatura.

«È una notizia di cui eravamo già a conoscenza e che, di conseguenza, non ci colpisce particolarmente», dice, con atteggiamento neutrale, «Il problema, con Vannacci, si poneva quando era un indipendente. Ma adesso, essendo entrato nella Lega, dovrà rispettarne il regolamento, come tutti noi. E quindi, dato che ha deciso di sposare gli obiettivi della Lega – a partire dalla battaglia per l’Autonomia – non vedo quali problemi ci siano».

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