Ha un tumore alla lingua, i medici gliela ricostruiscono con i lembi del braccio

Il delicato intervento durato sette ore e mezza è stato eseguito all’ospedale all’Angelo di Mestre. La paziente è un’infermiera che aveva assistito a interventi simili durante gli studi

Il dg dell’Usl 3 Edgardo Contato, la paziente Sara Trocani e il primario di Otorinolaringoiatria Doriano Politi
Il dg dell’Usl 3 Edgardo Contato, la paziente Sara Trocani e il primario di Otorinolaringoiatria Doriano Politi

«Hai una forma tumorale alla lingua, in qualche modo dobbiamo intervenire». Lei si dispera. E il primario che le sta parlando mette in discussione il suo modo di comunicare le diagnosi.

Lei è Sara Trocani, un’infermiera che durante gli studi, prima di ammalarsi, ha seguito in sala operatoria uguali interventi di asportazione e ricostruzione della lingua ai quali il medico le chiede ora di sottoporsi. Lui è Doriano Politi, il direttore di Otorinolaringoiatria di Mestre e Venezia che quegli interventi li guida (assieme al collega di Chirurgia plastica Eugenio Fraccalanza) e che dopo quella diagnosi asporta e ricostruisce con successo la lingua di Sara in sette ore e mezza di sala operatoria, utilizzando lembi del suo braccio.

A cose risolte, nessun indizio di quel carcinoma squamoso pare rimasto sul volto e nell’articolazione delle parole dell’infermiera trentenne. Anche sensibilità, gusto e movimento della lingua ritornano. «Sembra un miracolo, invece è l’ultima frontiera della Medicina. Ma il percorso per arrivarci è sfidante e in salita», concordano i due professionisti della salute diventati da un giorno all’altro paziente e curante.

E in salita lo è fin dalla comunicazione della neoformazione, grande quanto una noce all’interno della lingua. «In quel momento capisco a cosa vado incontro, chirurgicamente parlando, perché quel tipo di operazione l’ho osservata in sala durante il mio percorso di studi - ricorda Sara - e mi dispero completamente. Temo di non tornare più a parlare. Sono giovane e senza alcun fattore di rischio e questo rende il tutto ancora più scioccante per me: in quel momento non riesco a capacitarmi di quello che mi sta succedendo”.

«Ricordo distintamente quel momento - aggiunge Politi - mi impegno sempre in una comunicazione con i pazienti che cerca di essere delicata e attenta, ma nonostante il mio intento, questa ha comunque prodotto una reazione di totale sgomento e disperazione in Sara, tanto da rendere necessario il supporto immediato del Servizio di Psicologia ospedaliera».

«Così, dopo trent’anni di professione svolta in prevalenza in ambito oncologico, grazie anche a Sara rimetto in discussione il modo di comunicare la diagnosi: rifletto sul fatto che avrei potuto esprimermi garantendo una sua maggiore tutela psicologica e decido di frequentare uno specifico percorso di formazione per la comunicazione delle cattive notizie».

Sara nasce e cresce in Sardegna. Dieci anni fa, a 19 anni, si trasferisce in Veneto per diventare infermiera. Si laurea all’Università di Padova. Lavora come infermiera del Pronto soccorso prima all’ospedale dell’Angelo di Mestre e poi al Ca’ Foncello di Treviso. Fa sport, studia le lingue straniere, è appassionata di viaggi ed è innamorata del suo lavoro.

All’inizio di quest’anno si accorge di un’afta alla lingua che la infastidisce per settimane, e che presto si trasforma in una presenza più ingombrante, una ‘voluminosa neoformazione del margine linguale di destra’. «I primi esami sembrano poter scongiurare nature maligne e mi rassereno - ricorda ancora -, poi, con la biopsia, arriva la doccia fredda: carcinoma squamoso».

«L'estensione locale della malattia non permette la semplice asportazione della neoformazione. Con la Chirurgia plastica pianifichiamo allora un intervento di asportazione della metà anteriore della lingua e ricostruzione dell'emilingua mancante con lembo libero rivascolarizzato» spiega Politi.

Un intervento tanto sofisticato da richiedere la compresenza in sala di due équipe chirurgiche specialistiche che lavorano contemporaneamente: quella di Otorinolaringoiatria di Politi e quella di Chirurgia plastica di Fraccalanza.

«Il tempo chirurgico, nel caso di Sara, è di 7 ore e 31 minuti ed è da ritenersi contenuto. E in questo giocano un ruolo fondamentale la sinergia e l'affiatamento tra le diverse équipe chirurgiche. Le ottime tempistiche degli interventi sono frutto anche della numerosità di questa specifica e delicata procedura, che nel 2025, all’ospedale dell’Angelo, ha raggiunto una media di due interventi al mese».

Sara affronta poi radioterapia, chemioterapia, riabilitazione, logopedia: «Com’è difficile diventare paziente - confida la professionista della salute che desidera far conoscere la sua storia per essere utile ad altri pazienti -. Sono cambiata dentro e fuori. E quello sgomento iniziale, arrivato con la diagnosi, si è trasformato in coraggio, ostinazione, atteggiamento positivo. Ho scoperto una forza che non sapevo di avere e che vorrei trasmettere a chi sta attraversando la stessa cosa».

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