Venezia, operazione in grande stile per trasferire il delfino “Mimmo” dal bacino di San Marco al mare aperto

Guardia costiera, vigili del fuoco, guardia di finanza e polizia locale hanno coordinato il trasferimento verso zone più sicure per proteggere sia l’animale sia la navigazione

Giacomo Costa
Il delfino "Mimmo" in bacino San Marco
Il delfino "Mimmo" in bacino San Marco

Diciotto barche, schierate a pettine, una barriera di lampeggianti blu che avanzava larga e inesorabile dall’ultimissimo tratto di Canal Grande, tra punta della Dogana e Vallaresso, fino a Sant’Elena e poi ancora a San Clemente. E sotto la superficie dell’acqua la vera arma a disposizione della squadriglia: sei dissuasori sonori, che trasmettevano su frequenze che risultassero fastidiose per le “orecchie” e per l’ecolocalizzazione di un delfino.

Quella di ieri, in bacino San Marco, è stata una mattinata di grandi manovre: le imbarcazioni di servizio di praticamente tutte le forze dell’ordine e d’emergenza sono state impegnate nelle operazioni di trasferimento del delfino “Mimmo” dalle acque interne a quelle del mare aperto.

L’animale, che ormai da mesi è diventato il protagonista indiscusso delle curiosità di veneziani e turisti, occupando stabilmente lo specchio di laguna tra palazzo Ducale e l’isola di San Giorgio, è infatti stato giudicato pericoloso dalla capitaneria di porto, che per evitare gravi conseguenze per le imbarcazioni che affollano il bacino - oltre che per lo stesso mammifero marino - ha deciso di intervenire con una specifica ordinanza, che ha impegnato unità navali della guardia costiera, della guardia di finanza, dei vigili del fuoco, della polizia locale, della protezione civile e della guardia costiera volontaria: tra le 9 del mattino e mezzogiorno (ma comunque fino al termine delle operazioni) lampeggianti blu e traffico acqueo deviato, insomma, per fare spazio alla caccia - benevola - a Mimmo.

In mezzo, gli equipaggi del gruppo di ricerca e intervento su cetacei e tartarughe marine del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova. Inevitabili le raccomandazioni a tutti quelli che in queste stesse ore attraversavano il bacino in barca: tenersi a distanza, non lanciare cibo, non lanciare oggetti, non attirare l’attenzione dell’animale.

L’operazione è stata un successo: il delfino, rintracciato a Vallaresso al mattino, è stato spinto fino al canale dell’Orfano e quindi verso il mare.

E, anche se poche ore dopo era già di ritorno, l’obiettivo si può dire comunque raggiunto: lo scopo non era infatti quello di allontanare l’animale definitivamente, quanto più quello di sperimentare una tecnologia che potesse in futuro essere organizzata come una barriera per tenerlo a distanza. E, in questo senso, tutto sembra avere funzionato. Ora resta quindi da capire come intervenire per una soluzione duratura, per il bene dello stesso Mimmo.

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