Venezia, operazione in grande stile per trasferire il delfino “Mimmo” dal bacino di San Marco al mare aperto
Guardia costiera, vigili del fuoco, guardia di finanza e polizia locale hanno coordinato il trasferimento verso zone più sicure per proteggere sia l’animale sia la navigazione

Diciotto barche, schierate a pettine, una barriera di lampeggianti blu che avanzava larga e inesorabile dall’ultimissimo tratto di Canal Grande, tra punta della Dogana e Vallaresso, fino a Sant’Elena e poi ancora a San Clemente. E sotto la superficie dell’acqua la vera arma a disposizione della squadriglia: sei dissuasori sonori, che trasmettevano su frequenze che risultassero fastidiose per le “orecchie” e per l’ecolocalizzazione di un delfino.
Quella di ieri, in bacino San Marco, è stata una mattinata di grandi manovre: le imbarcazioni di servizio di praticamente tutte le forze dell’ordine e d’emergenza sono state impegnate nelle operazioni di trasferimento del delfino “Mimmo” dalle acque interne a quelle del mare aperto.
L’animale, che ormai da mesi è diventato il protagonista indiscusso delle curiosità di veneziani e turisti, occupando stabilmente lo specchio di laguna tra palazzo Ducale e l’isola di San Giorgio, è infatti stato giudicato pericoloso dalla capitaneria di porto, che per evitare gravi conseguenze per le imbarcazioni che affollano il bacino - oltre che per lo stesso mammifero marino - ha deciso di intervenire con una specifica ordinanza, che ha impegnato unità navali della guardia costiera, della guardia di finanza, dei vigili del fuoco, della polizia locale, della protezione civile e della guardia costiera volontaria: tra le 9 del mattino e mezzogiorno (ma comunque fino al termine delle operazioni) lampeggianti blu e traffico acqueo deviato, insomma, per fare spazio alla caccia - benevola - a Mimmo.
In mezzo, gli equipaggi del gruppo di ricerca e intervento su cetacei e tartarughe marine del dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova. Inevitabili le raccomandazioni a tutti quelli che in queste stesse ore attraversavano il bacino in barca: tenersi a distanza, non lanciare cibo, non lanciare oggetti, non attirare l’attenzione dell’animale.
L’operazione è stata un successo: il delfino, rintracciato a Vallaresso al mattino, è stato spinto fino al canale dell’Orfano e quindi verso il mare.
E, anche se poche ore dopo era già di ritorno, l’obiettivo si può dire comunque raggiunto: lo scopo non era infatti quello di allontanare l’animale definitivamente, quanto più quello di sperimentare una tecnologia che potesse in futuro essere organizzata come una barriera per tenerlo a distanza. E, in questo senso, tutto sembra avere funzionato. Ora resta quindi da capire come intervenire per una soluzione duratura, per il bene dello stesso Mimmo.
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