Fenice, assemblea di fuoco: stato di agitazione e sfiducia a Colabianchi

Annunciate mobilitazioni, lo sciopero è nell’aria. La lettera dell’orchestra: «Non garantisce né qualità né prestigio internazionale, sono stati distrutti 25 anni di teatro». Intanto la solidarietà del Regio di Torino e della Scala di Milano

Maria Ducoli
La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi
La direttrice d'orchestra Beatrice Venezi

La platea del Teatro La Fenice di Venezia è quasi interamente occupata dai lavoratori in assemblea generale. La tensione è palpabile, c’è chi alza la voce, chi applaude annuendo, chi mangia nervosamente un mandarino e borbotta che così non si può andare avanti, che «sono stati distrutti 25 anni di teatro».

L’appoggio alla lettera

L’indomani dell’assemblea degli orchestrali, anche gli altri lavoratori del teatro hanno appoggiato all’unanimità la lettera aperta in cui professoresse e professori d’orchestra hanno dichiarato che Venezi «Non garantisce né qualità né prestigio internazionale» e in cui hanno chiesto la revoca dell’incarico. Unanime, di conseguenza, anche l’appoggio alla sfiducia del sovrintendente Nicola Colabianchi.

Sfiducia e agitazione

«La sfiducia non esiste come istituto nel nostro regolamento», chiariscono i sindacati nel teatro gremito, «ma è un gesto simbolico». Un gesto in cui credono, puntando il dito contro la mancanza di chiarezza e trasparenza, contro una nomina che, dicono, è impossibile da digerire. Orchestrali, coristi, maschere: non importa quale sia la mansione, tutti sono concordi nel considerare inaccettabile la nomina e chiedono l’immediata revoca.

Per questo, l’assemblea ha deciso di proclamare lo stato di agitazione. Ma è solo il primo step di una partita molto più ampia, che ha al centro «la dignità del teatro, la professionalità degli artisti e la democrazia della gestione».

Non solo una questione politica

La vicinanza e l’amicizia della direttrice Beatrice Venezi a FdI, e quindi alla premier Meloni, per i lavoratori non è l’unico motivo alla base delle proteste. A prevalere è il discorso legato alla preparazione professionale, ai requisiti che mancano.

D’altronde, gli orchestrali avevano già fatto notare a Colabianchi che Beatrice Venezi non ha mai diretto né un titolo d’opera né un concerto sinfonico pubblico in cartellone alla Fenice.

Nessuna direzione nei principali teatri d’opera internazionali, né nei più importanti festival del panorama musicale mondiale. E, allora, tutti si pongono la stessa domanda: perché? «Si tratta», spiega Nicola Atalmi, segretario generale Slc Cgil del Veneto, «di un’operazione che si iscrive nell’idea di Venezia come Disneyland. Ecco, quindi, che alla Fenice non importa tanto della bravura del direttore, ma i like su Instagram. È un attacco profondo alla cultura e alla città di Venezia», conclude, ottenendo uno scroscio di applausi.

Procedura lampo

Oltre alla preparazione, i lavoratori hanno contestato fin dall’inizio la nomina-lampo, senza alcun confronto da parte del sovrintendente. Ora, chiedono che con la stessa velocità, Venezi venga rimossa dall’incarico.

«Con la rapidità con cui è stata nominata, dev’essere anche revocata», dice un lavoratore durante l’assemblea. Nell’aria, c’è urgenza. Urgenza nella revoca, ma anche nella mobilitazione. Cosa che fa discutere, a tratti anche spaccare l’assemblea, con una parte che vorrebbe scioperare subito, già domani, mentre altri propendono per il 17 ottobre, in occasione della prima di Wozzeck, opera che coinvolgerà molti più dipendenti della Fenice.

La solidarietà del mondo culturale

Per un orchestrale, la nomina di Venezi è «Lo strafalcione più strafalcione della cultura italiana» e, di conseguenza, non riguarda solo la Fenice, ma tutto il mondo culturale italiano.

Tant’è che la delegazione Rsu del Teatro Regio di Torino ha espresso piena solidarietà ai lavoratori della Fenice e si è espressa contro la politicizzazione unilaterale dei teatri pubblici.

«È inaccettabile», scrivono, «che le Fondazioni Lirico-Sinfoniche, da anni animate da proclami di “neutralità” e “apoliticità”, si rivelino invece permeabili agli interessi dei partiti e a logiche di visibilità mediatica». In assemblea, si è parlato di chat infuocate tra i lavoratori della Scala di Milano, da cui presto potrebbe arrivare una manifestazione concreta di solidarietà. 

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