Stefani: «In giunta regionale una delega sulla montagna e un assessore bellunese». Bond si prepara
Nella prima giornata internazionale della Montagna le anticipazioni del nuno presidente della Regione Veneto

«Non siamo qui per fare piagnistei ma per dire le cose come stanno: siamo un territorio con una forte manifattura e un importante polo del freddo, un artigianato solido, imprenditori preparati e una forza lavoro che si impegna e si sacrifica per colmare il gap rispetto ad altre aree come la pianura, e poi abbiamo l’ambiente, l’acqua, l’aria, i boschi che mettiamo a disposizione del turismo»: è la fotografia del Bellunese che il presidente della Provincia Roberto Padrin presenta al ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli, nella Giornata Internazionale della Montagna che si è tenuta ieri a Belluno (nella casa dei maestri di sci, ex sala De Luca) e oggi a Cortina.
Una toccata e fuga è stata invece la presenza di Alberto Stefani, presidente della Regione, che dopo la firma dell’accettazione del nuovo incarico a palazzo Balbi, è arrivato in fretta a Belluno, per un brevissimo intervento e l’annuncio: «Anche Belluno avrà il suo assessore. Il nome? È presto per dirlo», ha detto. «E vogliamo valorizzare il Bellunese. Per questo motivo ci sarà un assessorato dedicato in gran parte alla montagna». Ma se Stefani non fa nomi, si registrava ieri comunque la presenza di Dario Bond, neoeletto in consiglio regionale. E qualcuno ha subito sussurrato: «L’assessore è in sala...».
Doveva essere quello di ieri il momento del simbolico passaggio di consegne della fiamma olimpica e di quella paralimpica tra chi ha fortissimamente voluto le Olimpiadi, Luca Zaia, e chi avrà l’onore del taglio del nastro a febbraio, ma anche l’onere di portare a compimento le tante opere ancora in corso o che devono addirittura partire, cioè il suo successore Stefani. Zaia pur atteso però non è arrivato a Belluno, trattenuto, come filtra dal suo entourage, da altri impegni. Non è stato neppure citato dai presenti, se non dal presidente del collegio dei maestri di sci del Veneto, e padrone di casa, Luigi Borgo, quando ha proclamato Calderoli maestro di sci ad honorem e ha ricordato che il precedente è stato Zaia. Una curiosità: il momento clou del riconoscimento, la sciabolata con lo sci per aprire la bottiglia di spumante, era riuscito meglio a Zaia, al primo colpo. Calderoli è intervenuto brevemente durante la serata di ieri, a differenza di oggi a Cortina quando trarrà le conclusioni delle due giornate sulle Dolomiti. «Quando sono diventato ministro», ha raccontato, «la Giornata internazionale della montagna si teneva sempre a Roma, che incredibilmente è considerato un comune montano per una legge del 1952. Io ho voluto che le Giornate si tenessero dove c’è la montagna vera, non quella turistica, ma quella che ha bisogno di essere ascoltata e aiutata».
Il ministro ha ricordato che i comuni considerati montani in Italia sono 4.500, il 55 per cento dei comuni italiani, mentre le montagne occupano il 35 per cento del territorio. E quindi la scelta di andare a Edolo nel 2022, poi a Villalago nel 2023, quindi a Scanno e a Frabosa. Quest’anno Belluno e Cortina, scelta scontata visto l’approssimarsi delle Olimpiadi. A margine della cerimonia ufficiale, durante una chiacchierata con i giornalisti, il ministro Calderoli ha parlato anche dei Fondi dei Comuni di confine. Nei giorni scorsi, sul nostro giornale, aveva spiegato che quei fondi vanno spesi meglio, «meno fontane e più servizi per i cittadini», sollevando le proteste dei sindaci che hanno difeso le loro scelte, considerati anche i vincoli del Fondo stesso. «Parlare delle fontane ha fatto effetto», risponde scherzando il ministro, «d’altra parte c’è qualcuno che è arrivato alla quarta fontana, mi sembra troppo». In merito all’uso dei fondi, ha poi aggiunto che vuole vedere chiaro su tutti i finanziamenti che vengono dati alle aree svantaggiate, non solo sui Fondi dei comuni di confine. «Non è mai stato fatto un monitoraggio preciso e quindi non si sa dove sono andati a finire i soldi». Finanziamenti che sono fondamentali per il Bellunese: lo ha ribadito Padrin. «Ci servono risorse, da spendere bene, e autonomia», ha detto il presidente della Provincia, mettendo in fila alcuni provvedimenti indispensabili: la trasformazione delle regole dei Fondi dei comuni di confine, appunto; e poi l’attuazione della legge sulla montagna, appena approvata, la partita delle concessioni idroelettriche che sono in scadenza tra pochi anni. Ecco le strade che possono portare all’autonomia finanziaria del territorio, sull’esempio «dell’unica montagna che cresce, quella di Trento e Bolzano». Della nuova legge sulla montagna hanno parlato in molti, dal rappresentante del Consorzio Bim Pierluigi Svaluto Ferro – che ha chiesto di fare presto sui decreti attuativi, senza i quali la legge non ha gambe per camminare –, alla presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Lorraine Berton: «La legge è un passo importante, ma è solo il primo». Svaluto ha risposto anche a chi critica l’esiguità dei soldi della legge, 200 milioni, («ma prima non c’erano»).
Ha portato il saluto della città il vice sindaco Paolo Gamba, mentre il senso di questa giornata è stato illustrato dal capo dipartimento degli Affari regionali Paola D’Avena, che ha sottolineato uno dei temi più importanti degli incontri di oggi a Cortina, quello sullo stato dei ghiacciai.
Prima dell’incontro, Calderoli è stato fermato dal sindaco di San Vito, Franco De Bon, che gli ha sottoposto il problema del fondo di solidarietà, frutto dell’Imu sulle seconde case che viene versato allo Stato e che il sindaco vorrebbe venisse ridotto.
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