Alemagna tra chiusure e falsi allarmi: «La gente è esasperata»
Tra lunedì 1 e martedì 2 settembre chiusura notturna di sei ore, poi alle 10.27 il semaforo torna rosso con poca pioggia. Il sindaco De Bon chiede maggiore attenzione per chi viaggia in auto: «Ma i pluviometri funzionano bene»

Altre due chiusure della statale 51 Alemagna, a San Vito di Cadore. E fanno 10. Sette per eccesso di precipitazioni, che avrebbero potuto configurare possibili colate, fino a invadere la strada. Tre con colate al seguito. Le ultime due nella notte tra lunedì e martedi e ieri mattina. «La sicurezza è garantita. Siamo protetti da un sistema di monitoraggio che, alla prova dei fatti, funziona egregiamente», afferma il sindaco di San Vito, Franco De Bon, «ma non possiamo nascondere che la gente è esasperata. Perché quando piove anche solo leggermente e arriva magari sul posto, trova il semaforo rosso che la stoppa: nella migliore delle ipotesi attende pazientemente, nella peggiore torna sui propri passi e deve farsi la circumnavigazione attraverso la val d’Ansiei per salire a Cortina. Con aggravio di costi, oltre che di tempo, enormi, specie per i trasporti commerciali».
Dunque, lunedì notte il semaforo è scattato da lampeggiante a rosso pochi minuti prima di mezzanotte. Non solo i pluviometri, ma anche gli altri sensori avevano dato l’allarme alla sala di regia dell’Anas, a Trieste, che, appunto, ha stoppato il traffico. La pioggia insistente, infatti, aveva rimesso in moto la massa detritica all’interno del canalone che scende lungo il versante sotto la Croda Marcora. Nessun sversamento sulla statale. L’incipiente colata si è fermata sui terrapieni realizzati appositamente per rallentarla. Si trattava, infatti, di poche centinaia, forse qualche migliaio di metri cubi. Poco dopo le 6 del mattino, pertanto, l’Anas ha dato il via libera, spegnendo il rosso e accendendo il lampeggiante.
Nelle ore successive è continuato a piovere, seppur moderatamente. Alle 10.27 il pluviometro ha superato i 20 millimetri d’acqua in 12 ore, quindi dalle 22 della sera precedente, e a questo punto è ritornato il rosso sull’Alemagna, facendo saltare i nervi agli automobilisti. Infatti non pioveva chissà che. Anzi. Ed ecco che alcune auto hanno proseguito, infischiandosene del divieto e sperando di non essere riprese dalle telecamere della Smart Road.
“Falso allarme” hanno subito rilanciato i social. Invece no: col rosso veniva rispettata uno dei tre livelli di chiusura dell’arteria. Ma, verificata la situazione complessiva, e cioè che gli altri sensori non davano segnali di movimenti a terra, dopo 20 minuti la direttrice per Cortina è stata riaperta. E a questo punto sono venute meno anche le proteste che stavano rimbalzando sui social.
Nel frattempo che cosa accadeva a monte? Che le imprese incaricate dall’Anas continuavano ovviamente a lavorare, constatando che lassù, in quella specie di cratere lunare, non si muoveva un sasso. «Un atto di responsabilità da parte di queste imprese», commenta ancora il sindaco di San Vito, «avendo ricevuto l’incarico da Anas di asportare i 20 mila metri cubi di materiali che da sabato mattina stavano ostruendo il canale».
Ma da dove arrivano i detriti se, come certifica il professor Casagli, dalla parete del Marcora non si stanno verificando altri distacchi? E quindi non ci sono apporti nuovi per le eventuali colate. Il fatto è – spiegano i tecnici – che gli scrosci d’acqua dilavano pesantemente gli argini alti perfino 12 metri e si portano appresso del materiale che scende nell’alveo e da qui viene trascinato a valle dalla stessa acqua. L’Anas ha fatto però costruire delle piattaforme che rallentano la discesa.
«Con questa situazione dovremo fare i conti fino all’autunno inoltrato. Ricordiamo infatti che la tempesta Vaia è avvenuta a fine ottobre del 2018 e che le tragiche esondazioni che hanno interessato anche la nostra provincia si sono verificate perfino a novembre», ricorda il sindaco.
Intanto Massimo Bortoluzzi, consigliere delegato della Provincia, continua a vigilare sulla gestione della rete di monitoraggio. Sia a San Vito che a Cancia. «La colata da 20 mila metri cubi ha comportato una nuova configurazione del versante, per cui si è dovuto ritarare parte del sistema di monitoraggio. Il che è avvenuto ancora nel fine settimana. Tanto che lunedì i sensori disposti là dove era necessario, hanno subito captato il pericolo. E la sicurezza, al di là di ogni altro aspetto, è ciò che più conta». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi