«Io, sotto al palco di Wembley per la reunion degli Oasis»
Il racconto del trevigiano Giacomo Tenconi, che con l’amico Luca Zazzeron era a Londra per il concerto-evento: «Cinquecento euro per il biglietto, quante emozioni durante il live. L’unico problema è stato uscire dallo stadio»

Quanto costa essere una parte della storia? Vederla svilupparsi a pochi metri, e viverne le vibrazioni? Una migliaio di euro, se vogliamo a tutti i costi essere venali. Ma quanto può dare partecipare ad un evento storico per chiunque, piacciano o non piacciano, è cresciuto negli anni ’90?
Un bagaglio di ricordi ed emozioni che fanno vibrare al solo pensarci. Il concerto reunion degli Oasis a Wembley è stato tutto questo per novantamila persone. Tra loro anche due trevigiani, Giacomo Tenconi e Luca Zazzeron, che venerdì scorso alle 17 hanno varcato i cancelli di Wembley per rivedere i fratelli Gallagher insieme su un palco.
«Il brit pop anni ’90 è la colonna sonora di una parte significativa della mia vita. Blur, Suede, Pulp e Oasis. Vedere gli Oasis tornare a Wembley dopo 16 anni ho pensato fosse un momento storico da vivere in UK», racconta Tenconi.
La prevendita e il volo
Questa volta non c’è stato nemmeno bisogno di piazzarsi davanti al pc non appena ha aperto la prevendita. «Non ho preso i biglietti subito, e so che sono andati via bruciati in pochissimo. Però un mese e mezzo fa un amico mi ha detto che conosceva una ragazza che vendeva i suoi due biglietti. Così attraverso il resell di Ticketmaster, che consente anche una compravendita diretta tra utenti, li ho presi».

Il prezzo? Poco meno di 500 euro l’uno. Il biglietto dell’aereo trovato immediatamente e, nonostante l’evento di Londra, con collegamento diretto da Treviso a 120 euro andata e ritorno.
«Avendo preso l’andata per la mattina del concerto, avevo tempi stretti. Quindi ho preso un hotel tra la stazione di Liverpool Street e Wembley», continua Tenconi. Una scelta strategica considerato che l’aereo è atterrato a Stansted con due ore di ritardo. «Alle 15 siamo arrivati in aeroporto a Londra, e alle 17 stavamo entrando a Wembley. Va detto che l’accesso è stato semplicissimo, un’organizzazione perfetta. Diversamente dall’uscita».
L’ingresso sul prato
Anche perché da sentire prima degli Oasis, alle 18 si sono esibiti i Cast e un’ora dopo Richard Ashcroft, altro mostro sacro degli anni ’90. «L’organizzazione è molto diversa rispetto all’Italia, sembra quelle della partite Nba. Noi eravamo sul prato, per prendere da bere si doveva andare sotto le tribune, come per andare in bagno. Poi c’è la fan area, all’esterno un zona con concerti più piccoli e vari giochi e attività», prosegue Tenconi.
A differenziarsi non è solo l’organizzazione. «Nei concerti in Inghilterra è come se ci fosse una vibrazione diversa. Gli uomini della security hanno il sorriso e cantano; tra il pubblico c’è grande condivisione e unità. È un’atmosfera che si respira solo quando si è lì. Avevo visto un altro concerto in Inghilterra, i Pulp, e l’effetto era stato lo stesso».
Le hit immortali
La scaletta ha rispettato le aspettative dei fan. Nessuna hit saltata nelle due ore di concerto, da Don’t look back in anger, al boato per Cigarettes & Alcohol, Live Forever, il finale con Champagne Supernova e Wonderwall, «che però per i veri fan degli Oasis, soprattutto in Inghilterra, non è un brano manifesto come per altri».
Tanta musica e pochissime parole, come da tradizione, per Liam e Noel. Il tempo di omaggiare Ozzy Osbourne e litigare un po’ con il pubblico sulla fede calcistica.
«Altra differenza che vedo in Inghilterra è che c’è un dialogo più schietto tra pubblico e artista. Non si applaude per forza a tutto quello che dice», prosegue. Nel caso specifico Liam ha toccato il calcio per far scaldare il pubblico, elogiando Pep Guardiola (gli Oasis sono super tifosi del Manchester City) e attaccando Man United e Arsenal. «E si è beccato con il pubblico». Sono bastate poche note per tornare alle good vibrations del brit pop. In un escalation fino al gran finale con Champagne Supernova.
Fuga da Wembley
E da qui la parte più difficile, uscire insieme ad altre novantamila persona da Wembley. «Si è formata un gran calca. Qualcuno si è sentito male perché si è stati fermi ammassati anche per mezzora».
Due ore circa per tornare in hotel, prima del volo di ritorno il giorno successivo. Con la consapevolezza di aver partecipato alla reunion di una band che ha rappresentato uno degli ultimi fenomeni collettivi del rock n’ roll.
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