Medicina, il semestre filtro è un flop: pochi idonei e il Mur cambia le regole

I numeri del secondo appello certificano risultati ben sotto le attese per l’accesso a Medicina. Per evitare posti scoperti, il ministero interviene sulla graduatoria introducendo sufficienze reintegrate e crediti da recuperare

Rocco Currado
Studenti durante il test di medicina
Studenti durante il test di medicina

Dopo settimane di polemiche, arrivano i numeri. E quelli del secondo appello per l’accesso a Medicina certificano un risultato ben al di sotto delle attese, un flop che il Mur ha tentato di arginare intervenendo sulle regole di accesso alla graduatoria.

Complessivamente, tra primo e secondo appello, 22.500 studenti sono risultati idonei, ovvero con almeno un esame superato. Un numero che supera di 5.222 unità i posti disponibili, fissati a 17.278. In totale, i promossi in Biologia sono stati oltre 21 mila, quelli in Chimica più di 24 mila, mentre in Fisica poco più di 11 mila.

Limitandosi a Padova, ha passato il compito di Fisica solo 15,9% degli aspiranti medici, Biologia il 17,3% e Chimica il 33,8%. Al primo turno si era registrato il 14,2 per Fisica, il 26 per Chimica e il 32 per Biologia.

Ma se inizialmente era previsto che potessero accedere alla graduatoria nazionale – che sarà pubblicata il 12 gennaio – solo gli studenti con la sufficienza in tutte e tre le materie, di fronte al rischio di lasciare scoperti molti posti il Mur ha cambiato le regole.

Il decreto 

Con un decreto firmato dalla ministra Anna Maria Bernini, è stata ridefinita la composizione della graduatoria, che includerà studenti con sufficienze dirette, sufficienze reintegrate e crediti da recuperare. Divisi in nove sezioni. In particolare, le sufficienze dirette riguardano i voti pari o superiori a 18 che sono stati ottenuti e accettati subito.

Le sufficienze reintegrate consentono invece di ripristinare – entro il 27 dicembre – il voto positivo del primo appello, se rifiutato, qualora al secondo appello il risultato sia stato insufficiente. Il recupero dei crediti formativi «riguarda i casi in cui non è stata raggiunta la sufficienza in una o due materie», come spiega il dicastero in una nota, «in tale eventualità, i crediti mancanti saranno recuperati presso la sede universitaria assegnata sulla base della graduatoria pubblicata l’8 gennaio. Questa modalità permette allo studente di non essere escluso dalla graduatoria e di proseguire il proprio percorso, a condizione di recuperare i crediti successivamente».

Il punteggio finale «viene calcolato solo sulla base dei voti pari o superiori a 18: i risultati insufficienti non contribuiscono alla definizione del punteggio utile per la graduatoria». Di più: per quest’anno le Università «potranno inoltre prevedere – su richiesta dello studente – che i voti del semestre filtro non concorrano alla media finale, riconoscendo la specificità della prima applicazione della riforma».

Il Comitato 

Un’iniziativa, quella del dicastero guidato da Bernini, aspramente contestata dal comitato “Medicina Senza Filtri” , composto da Studio Legale Leone-Fell, Radicali Italiani, Dispenso Academy, Associazione Acquirenti e Associazione Intesa Universitaria. «I decreti presentano profili di grave illegittimità», afferma, aggiungendo che gli atti amministrativi hanno «di fatto modificato la legge delega e il decreto legislativo istitutivo, violando la gerarchia delle fonti e alterando le regole dopo lo svolgimento delle prove».

Secondo il comitato «le nuove disposizioni sono state introdotte dopo lo svolgimento delle prove, incidendo retroattivamente sugli esami già sostenuti e sulle modalità di accesso alla graduatoria. Una scelta che lede gli studenti e contrasta con i principi di uguaglianza, ragionevolezza e certezza del diritto».

L’Udu (Unione degli universitari) rincara la dose: «Le regole devono essere chiare prima, non dopo. Inoltreremo un ricorso collettivo al Tar del Lazio denunciando l’incostituzionalità del semestre filtro e la violazione di plurime normative della Unione Europea. Continueremo a contrastare questo modello».

Dal canto suo la ministra Bernini, parlando a Repubblica, difende la riforma: «È stata una rivoluzione copernicana e, come tutte le riforme alla prima applicazione, non è la verità rivelata: è un percorso che può essere migliorato», afferma, assicurando che «indietro non si torna». —

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