Mala del Tronchetto a Venezia, per la Cassazione è stata mafia
La Suprema Corte ha confermato la sentenza della Corte d’Appello: il gruppo voleva ristabilire il monopolio nel controllo dei trasporti turistici agendo tra estorsioni, rapine, minacce, attentati e con l’uso di armi

La Corte di Cassazione ha stabilito in via definitiva che la mala del Tronchetto fu una mafia.
Nella tarda serata di venerdì 24 ottobre, la Corte Suprema ha, infatti, rigettato il ricorso delle difese contro la sentenza d’appello che aveva condannato gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato (tra i quali Loris Trabujo, considerato ai vertici dell’organizzazione) riconoscendo la loro appartenenza a un’associazione di stampo mafioso, come previsto dall’articolo 416 bis del codice penale e come richiesto dalla procura generale.
Un gruppo che voleva ristabilire il monopolio nel controllo dei trasporti turistici agendo tra estorsioni, rapine, minacce, attentati e con l’uso di armi.
La Corte di Cassazione ha quindi confermato la sentenza della Corte di Appello di Venezia che aveva rovesciato la sentenza di primo grado, quando la giudice per l’udienza preliminare Benedetta Vitolo aveva concluso che si trattasse di un’associazione per delinquere pericolosa ma non mafiosa.
Unica modifica, l’annullamento della condanna di Pamela Trabujo (accusata dalla Procura di essere l’intestataria pro forma dell’impresa di trasporti del padre), difesa dagli avvocati Di Stasi e Molina.
In questi giorni si sta svolgendo il processo d’appello per gli imputati che hanno scelto il rito tradizionale tra i quali i vecchi sodali della “banda dei Mestrini ” vicina a Felice Maniero, come Gilberto Boatto e Paolo Pattarello.
In primo grado tribunale di Venezia ha escluso l’aggravante mafiosa, sostenendo che ci sia trattato di un’organizzazione criminale pericolosa ma non di stampo mafioso. La Procura di Venezia ha impugnato e ora la Procura generale sta sostenendo l’accusa nel processo di secondo grado, chiedendo che venga riconosciuta anche a questi imputati l’appartenenza a un’associazione mafiosa. Sentenza attesa per fine anno.
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